L’orsetto di peluche più famoso d’America, al quale, vista la natura di oggetto inanimato, viene concessa la libertà di incarnare i peggiori vizi e demenze dell’adulto medio in crisi di crescita, torna in una nuova avventura meno caratterizzata dal trinomio sesso, droga e volgarità, e più in cerca di una struttura tematica slegata dal diktat di agganciare lo spettatore contemporaneo facendo leva sui suoi istinti più bassi.
Eppure è proprio questa svolta esistenziale, che trasforma Ted, da spalla dell’eterno Peter Pan John Bennett (Mark Whalberg), in personaggio a sé, a rappresentare il fattore X del film, elemento capace di moltiplicare le prospettive interne alla storia. In Ted 2 rimane quindi intatto l’immaginario pop dei protagonisti, qui in contrasto con il perbenismo di Samantha Jackson (Amanda Seyfried). Probabilmente l’unico credo ufficiale al quale sono infine votati, così infarciti di saghe interstellari e televisione. Ma l’epopea dell’orsacchiotto, in cerca di riconoscimento identitario da parte dello Stato americano, porta la trama verso un ulteriore livello di surrealismo, moltiplicando così le dinamiche che interessano sia Bennett, sia Ted.
Di nuovo, nel mondo Ted-Bennett, vale tutto. Dall’ironia più dissacrante che ha molteplici richiami nell’osservazione antropologica del presente e della società americana, agli sketch più tradizionali dettati dalla tradizione della slapstick comedy, cadute, botte e urla improvvise. Nonostante ciò, il film sembra avere maggiore equilibrio, maggiore forza, nello slegarsi dalla commedia più demenziale e trovare un tono leggero e caustico, seppur non semplicemente governato dalla volgarità.
Infatti, unico grande assente rispetto al capitolo precedente, è il sesso. Qui compare a tratti, ma è una comparsata breve, perché Ted 2 più che giocare con le pulsioni represse del pubblico, consente al deus ex machina Seth MacFarlane, regista, sceneggiatore e produttore, di mantenere intatta la propria vena corrosiva, anche in presenza di un tono meno illogico ma pur sempre irriverente. D'altronde il suo marchio di fabbrica è chiaro. Ovvero collocarsi come autore anti-sistema del cinema hollywoodiano, la cui spinta a restare al di fuori di qualunque conformismo, non fa altro che rinforzarlo nella sua essenza capitalista e commerciale, in una commedia che diverte e conquista, senza nessuna velleità contenutistica.
Ted 2 è distribuito in Italia da Universal. Qui il trailer.
Infatti, unico grande assente rispetto al capitolo precedente, è il sesso. Qui compare a tratti, ma è una comparsata breve, perché Ted 2 più che giocare con le pulsioni represse del pubblico, consente al deus ex machina Seth MacFarlane, regista, sceneggiatore e produttore, di mantenere intatta la propria vena corrosiva, anche in presenza di un tono meno illogico ma pur sempre irriverente. D'altronde il suo marchio di fabbrica è chiaro. Ovvero collocarsi come autore anti-sistema del cinema hollywoodiano, la cui spinta a restare al di fuori di qualunque conformismo, non fa altro che rinforzarlo nella sua essenza capitalista e commerciale, in una commedia che diverte e conquista, senza nessuna velleità contenutistica.
Ted 2 è distribuito in Italia da Universal. Qui il trailer.