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Prime recensioni: Sin City 2 è un noioso esercizio di stile

Arriva con un decennio di ritardo il nuovo film di Miller e Rodriguez, troppo auto-compiaciuto per intrattenere

Sin City: Una donna per cui uccidere

21.08.2014 - Autore: Marco Triolo
“Raramente si vede un film con così tanti seni nudi, genitali presi a calci e teste mozzate, che ugualmente spinga a controllare l'orologio ogni dieci minuti”. Parola di Justin Chang di Variety, uno dei giornalisti ad aver recensito Sin City: Una donna per cui uccidere trovandolo terribilmente noioso. Un'opinione condivisa da molti: nonostante ad alcuni non sia dispiaciuto, l'impressione generale è che il sequel di Sin City, diretto ancora una volta da Robert Rodriguez e Frank Miller (e tratto dai fumetti di quest'ultimo), sia davvero arrivato con nove anni di ritardo.
 
Chang definisce il film “una visione deliberatamente asfittica e statica, priva di sincere emozioni e della novità che rendeva l'originale così affascinante”. Il vero selling point del film è Eva Green, lodata un po' da tutti nel ruolo della femme fatale Ava Lord. Eppure, per quanto siano “prolungate”, le scene di nudo della Green “lasceranno il pubblico più stuzzicato che eccitato”, per via del furbo uso del chiaroscuro, “che merita un Oscar per il miglior offuscamento di genitali”.
 
Per Todd McCarthy di The Hollywood Reporter, Eva Green è “la principale giustificazione per vedere il film”. L'attrice “rivendica il suo posto nel pantheon delle protagoniste del noir, accanto a Jane Greer, Gloria Grahame, Marie Windsor, Peggy Cummings, Lizabeth Scott e poche altre”. “Ma il vero problema qui è la monotonia del materiale, il tono piatto”. “La mancanza di sostanza è ciò che rende Sin City un franchise da quattro soldi. L'esercizio di stile riesce a svagare abbastanza, ma queste squallide strade sono così battute che c'è bisogno di una come Eva Green perché il gioco valga la candela”.
 
“Come può un film con una tale progettazione artistica e così tante decapitazioni essere così noioso e poco coinvolgente?”, si chiede Alonso Duralde di The Wrap, che definisce Una donna per cui uccidere “un finto noir evidentemente pensato per chi non ne ha mai visto e mai ne vedrà uno vero”. “Sfortunatamente – continua – il grande schermo e il 3D non fanno altro che richiamare l'attenzione sugli aspetti della carta stampata che non funzionano o non si traducono bene da un medium all'altro”. Duralde cita l'eccesso di voce fuori campo, un problema anche del primo film, e paragona Una donna per cui uccidere a Machete Kills, altro sequel realizzato in tempi recenti da Rodriguez: “A entrambi sarebbe bastato essere divertenti, me nessuno dei due raggiunge l'obbiettivo”. E conclude con una frase comune a molte recensioni: “Per un film pieno di decapitazioni e donne armate fino ai denti in abbigliamento bondage, Sin City diventa molto noioso molto in fretta”. 
 
“Le donne sono trattate terribilmente in questo mondo, e gli uomini non ne escono molto meglio – scrive infine James White di Empire Online – Alcuni dialoghi passano dal classico stile noir hard-boiled a quello che scriverebbe un adolescente in un delirio ispirato da Chandler”. Eppure: “Rodriguez e Miller sono riusciti a realizzare un sequel coerente con l'originale, che esplora e espande il mondo di Sin City”. Non tutto è da buttare, dunque: “Una donna per cui uccidere condivide i difetti del primo film, ma mantiene la presa sul noir da graphic novel che ha reso Sin City così piacevole”.

Lucky Red distribuirà il film in Italia a partire dal 2 ottobre. Qui ne potete vedere il trailer.