Deadpool fa al mondo dei supereroi quello che Ted ha fatto al mondo degli orsetti. Ovvero distruggerne l’essenza tradizionale – qui è la vocazione a fare del bene e il respiro universale dei personaggi – e sostituirla con un’etica personale tutta votata agli istinti più bassi.
Sesso, alcol, parolacce, sangue e machismo esasperato. Prendendo come alfiere di tanta ironia nera un'icona del mondo salvifico di casa Marvel. Questo è Deadpool. Niente di più. Eppure fa ridere. Per la libertà con la quale tratta il mondo dell’entertainment stesso, del quale prende in giro i canoni più inossidabili e per solidità della sceneggiatura che conta anche parecchi dialoghi dal ritmo sferzante.

E poi perché a interpretare questo anti-eroe post-moderno c’è un golden boy di Hollywood come Ryan Reynolds e infine perché c’è tutto un ragionamento di fondo che prende anche in giro l’ossessione dello show business per l’estetica applicata alla carriera di attore. Certo è tutto giocato sul tono demenziale, su personaggi senza nessuna aspirazione, però è una comicità riuscita e a tratti becera che esercita comunque un potere fortemente liberatorio sulla psiche.
Quando la logorrea di Wade Winston Wilson (Reynolds) appare fuori controllo – perché questo è un film anche molto parlato – la regia action di Tim Miller ci consacra un supereroe un po’ tarantiniano, un po’ pistolero del West. E sinceramente dà sollievo non avere davanti agli occhi un mutante che è ossessionato dalla salvezza universale e che tuttavia ha una propria coerenza persino nella volgarità.

E Deadpool ci mette tutta la scorrettezza sociale della quale è capace per far apparire questo nuovo status di supereroe del popolo, come la più spassosa delle icone. Assolutamente da vedere.
In uscita il 18 febbraio, Deadpool è distribuito in Italia da 20th Century Fox. Qui il trailer.
Sesso, alcol, parolacce, sangue e machismo esasperato. Prendendo come alfiere di tanta ironia nera un'icona del mondo salvifico di casa Marvel. Questo è Deadpool. Niente di più. Eppure fa ridere. Per la libertà con la quale tratta il mondo dell’entertainment stesso, del quale prende in giro i canoni più inossidabili e per solidità della sceneggiatura che conta anche parecchi dialoghi dal ritmo sferzante.

E poi perché a interpretare questo anti-eroe post-moderno c’è un golden boy di Hollywood come Ryan Reynolds e infine perché c’è tutto un ragionamento di fondo che prende anche in giro l’ossessione dello show business per l’estetica applicata alla carriera di attore. Certo è tutto giocato sul tono demenziale, su personaggi senza nessuna aspirazione, però è una comicità riuscita e a tratti becera che esercita comunque un potere fortemente liberatorio sulla psiche.
Quando la logorrea di Wade Winston Wilson (Reynolds) appare fuori controllo – perché questo è un film anche molto parlato – la regia action di Tim Miller ci consacra un supereroe un po’ tarantiniano, un po’ pistolero del West. E sinceramente dà sollievo non avere davanti agli occhi un mutante che è ossessionato dalla salvezza universale e che tuttavia ha una propria coerenza persino nella volgarità.

E Deadpool ci mette tutta la scorrettezza sociale della quale è capace per far apparire questo nuovo status di supereroe del popolo, come la più spassosa delle icone. Assolutamente da vedere.
In uscita il 18 febbraio, Deadpool è distribuito in Italia da 20th Century Fox. Qui il trailer.