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Daredevil: il lato più dark dell'Universo Marvel

La serie dedicata al supereroe cieco di Stan Lee (e Frank Miller) è un solido noir urbano stracolmo di violenza e ottima azione

Daredevil - Charlie Cox

13.04.2015 - Autore: Marco Triolo
Dimenticate Ben Affleck. Dopo Agents of S.H.I.E.L.D. e Agent Carter, la Marvel porta in televisione un nuovo progetto, molto diverso dai precedenti due. Daredevil, prodotto in combutta con la rete streaming Netflix, è il primo passo in un lato nascosto e più oscuro dell'Universo Marvel. L'ambientazione è New York, una città che nei fumetti è centrale al mondo dei supereroi Marvel, essendo il luogo in cui tutte le loro vicende si svolgono. Ma al cinema e in TV l'abbiamo vista poco, fatta eccezione per Avengers di Joss Whedon. E proprio la “Battaglia di New York” è ancora una volta fondamentale nel dare il là alle vicende: le sue ripercussioni si fanno sentire anche nel mondo ben più concreto di Daredevil, perché laddove c'è distruzione ci deve anche essere ricostruzione, e laddove c'è ricostruzione c'è anche, per forza, speculazione edilizia. E proprio un giro di corruzione legato agli appalti per rimettere in sesto New York – metafora neanche tanto velata dell'11 Settembre – scatena gli eventi a cui dovrà far fronte Matt Murdock.



L'avvocato cieco ideato da Stan Lee e Bill Everett nel 1964 è uno dei personaggi più amati della Marvel, e lo è diventato soprattutto grazie all'arco narrativo di Frank Miller pubblicato nei primi anni '80. In un'epoca in cui i fumetti di supereroi erano ancora ampiamente concepiti per un pubblico di ragazzi, Miller trasformò Daredevil (o “Devil”, come è noto in Italia) in un fumetto adulto, dalle tinte noir e pieno di violenza (soprattutto psicologica, visti i limiti del Comics Code). Matt divenne un eroe ben più cupo degli altri personaggi “di strada” del cosmo Marvel, come il più celebre Spider-Man. I due eroi, pur condividendo l'amicizia e la crociata contro il crimine, davano la caccia a criminali ben diversi e vivevano drammi differenti. La serie TV decide saggiamente di rispettare questo strappo: benché Iron Man e Thor vengano citati di sfuggita, quello di Hell's Kitchen sembra un universo a parte rispetto alle colorate avventure dei Vendicatori e alle gesta lontanissime dei Guardiani della Galassia. Qui, nelle strade livide e lacerate dal crimine, il re del male non è un alieno dispotico o un dio asgardiano folle, ma un boss criminale dalle mire ambiziose e deliranti.

Charlie Cox interpreta Matt Murdock con una discreta dose di humour, che aiuta ad alleggerire uno svolgimento altrimenti tetro e spesso claustrofobico. Il creatore della serie Drew Goddard (Quella casa nel bosco, regista del prossimo Spider-Man) e lo showrunner Steven S. DeKnight (Spartacus) sono riusciti a bilanciare perfettamente i toni per non cadere nel “dark” fine a se stesso. Il risultato è una galleria di personaggi decisamente tormentati, ma non in maniera forzata. Ad alleggerire c'è poi il Foggy Nelson di Elden Henson, spalla del protagonista e suo socio nello studio legale Nelson & Murdock. Il resto del cast include Vondie Curtis-Hall nei panni di Ben Urich, reporter investigativo che indaga su Wilson Fisk/Kingpin, il boss del crimine interpretato da Vincent D'Onofrio; Deborah Ann Woll, nel ruolo di Karen Page, segretaria di Murdock; e Rosario Dawson, nel ruolo di Claire Temple, un'infermiera che si prende cura delle ferite di Matt, ma nasconde molto di più.



Al centro di tutto, la dualità Devil/Kingpin. Il primo è un eroe in fasce, il secondo un boss in ascesa. Entrambi sono mossi dagli stessi obbiettivi e una trovata davvero geniale è quella di regalare al cattivo, e non all'eroe, la storia d'amore più importante della serie. Un'idea che lo umanizza ma, al contempo, serve a far emergere il suo lato più agghiacciante. Il parallelismo tra i due costituisce la spina dorsale della serie. Una serie estremamente violenta, per lo meno all'interno dei codici stabiliti dai film Marvel. Siamo ben lontani dall'idea di intrattenimento Disney: qui troverete ossa rotte, teste mozzate, arti divelti. Le scene d'azione sono brutali, esplosioni di violenza distribuite con parsimonia per dare loro il massimo effetto. E soprattutto girate divinamente, con sempre un'idea nuova e originale di messa in scenaa renderle di volta in volta memorabili. C'è persino una citazione di Oldboy che farà saltare di gioia i fan del buon cinema d'azione.

Non mancano difetti, alcuni cali nella scrittura, una fotografia virata sui toni del giallo non sempre all'altezza. Ma in generale Daredevil è un noir urbano solidissimo e promette grandi cose anche in futuro, quando arriveranno altri personaggi amatissimi dai fan e finora tenuti in naftalina. E non vediamo l'ora di scoprire cosa la Marvel abbia in serbo per noi in The Defenders, che vedrà allearsi Devil, Luke Cage, Jessica Jones e Iron Fist.