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Coffee & Kareem, su Netflix il nuovo buddy cop del regista di Stuber (Recensione)

Ed Helms e Taraji P. Henson guidano il cast di una action-comedy che non fa molto ridere

Coffee & Kareem

08.04.2020 - Autore: Marco Triolo
Per la seconda volta in meno di un mese ci ritroviamo a parlare di un buddy cop uscito su Netflix. In effetti, quella dei due individui opposti costretti a indagare insieme su un caso è una formula che funziona da sempre al cinema, ed è perfetta da proporre in un periodo come questo, in cui c'è più che mai bisogno di svago.

La nuova action-comedy di Netflix si chiama Coffee & Kareem, ed è diretta dal regista di Stuber, Michael Dowse. Al centro del film ci sono Ed Helms e il giovanissimo Terrence Little Gardenhigh, nei panni, rispettivamente, dell'agente di polizia Coffee e dell'adolescente Kareem. Quest'ultimo è il figlio di Vanessa (Taraji P. Henson), la nuova compagna di Coffee. Kareem lo odia, principalmente perché non sopporta che sua madre frequenti un poliziotto (bianco) quando lui invece ha come modelli di vita i gangster. Kareem decide di assoldarne uno perché tolga di mezzo Coffee, ma scatenerà inavvertitamente una reazione a catena che costringerà i due ad allearsi per fermare una cospirazione.



Si tratta dunque di una variazione sul tema del buddy cop, declinato nell'ambito della famiglia e dei conflitti generazionali e razziali. Ed Helms interpreta un poliziotto particolarmente imbranato, ed è lodevole come il film non cerchi di presentarlo sotto una luce più positiva: Coffee non è il classico personaggio che non ha mai avuto la sua occasione per brillare, ma in realtà nasconde dentro di sé capacità sopite. No, è proprio mediocre, e vincerà solamente grazie alla sua testardaggine e all'aiuto della sua nuova famiglia.

Peccato che i pregi del film si fermino qui. Per il resto, al di là di qualche sprazzo di comicità riuscito, Coffee & Kareem risulta puerile e superficiale. Procede a tentoni a cavallo di una scrittura che sembra uscita dalla penna di un dodicenne cresciuto con Arma letale (più la serie che il film). La stragrande maggioranza delle battute non fa ridere, e Dowse sembra più interessato ad alzare costantemente il volume dei dialoghi e delle scene, nella speranza che qualche spunto centri il bersaglio. Cosa che accade, ma è più che altro merito della legge dei grandi numeri.



Il personaggio di Kareem è davvero troppo antipatico per funzionare, talmente caricaturale nella sua posa da bulletto di strada da danneggiare l'evoluzione del rapporto tra i due protagonisti. Non ci si crede che a un certo punto finiscano per capirsi e volersi persino bene, tanto è il disprezzo che Kareem mostra nei confronti di Coffee. E Coffee, come si diceva prima, è così imbranato che non può mai dimostrare di essere superiore agli insulti del “figliastro”. Nel mezzo c'è la Vanessa di Taraji P. Henson, che dovrebbe essere un personaggio, ma che finisce per essere solo una funzione narrativa costruita sull'archetipo della “madre single indurita dalla vita”. A lei è riservato, comunque, uno dei momenti migliori del film.

Coffee & Kareem dura un'ora e mezza e ci sono modi peggiori per passare 90 minuti. Ma ci sono anche modi migliori: ad esempio guardare Spenser Confidential.