NOTIZIE

Carnival Row, la recensione della nuova serie fantasy Amazon

Orlando Bloom e Cara Delevingne sono protagonisti di una serie che mescola fantasy e narrativa vittoriana in maniera affascinante

Carnival Row

27.08.2019 - Autore: Marco Triolo
Il fantasy è un genere che, negli ultimi anni, ha trovato nuova popolarità grazie al successo di Game of Thrones. Ora che la serie HBO è terminata, le reti americane stanno facendo a gara per trovare un degno successore. Amazon ha già in programma una serie ispirata agli scritti di Tolkien e a Il signore degli anelli, ma, in attesa di questa, intanto propone Carnival Row.

La serie, creata da René Echevarria (showrunner di Terra Nova e creatore di The 4400) e Travis Beacham (sceneggiatore di Pacific Rim) ha una premessa estremamente interessante. Abbiamo visto il classico fantasy medievaleggiante (Game of Thrones, appunto) e il “presente” fantasy (Bright), ma non abbiamo mai visto, per lo meno in TV, il fantasy vittoriano. Questa è l'idea di base: nel mondo di Carnival Row le creature fantastiche, come fate e centauri, sono reali e sono fuggite dalla loro patria Tirnanoc a causa di una guerra che l'ha consegnata a una violenta dittatura.



I profughi hanno cercato una nuova vita nella terra degli umani, The Burgue, simile in tutto e per tutto alla Londra vittoriana. Qui, una serie di delitti cruenti con tra le vittime sia fate che umani porta l'ispettore Rycroft “Philo” Philostrate (Orlando Bloom) a scoprire piano piano un caso complesso e inquietante, che minaccia di destabilizzare il precario equilibrio del Burgue. Nel frattempo, la sua ex fiamma, la fata Vignette Stonemoss (Cara Delevingne) arriva da Tirnanoc e viene assunta come inserviente da una ricca famiglia. Le loro vite torneranno a incrociarsi e i due riscopriranno un amore che credevano perduto.

Il mondo immaginato da Echevarria e Beacham è piuttosto interessante, anche se andrà ulteriormente smussato nella già annunciata seconda stagione. Ci sono parecchi dettagli lasciati all'immaginazione. Non è chiaro, ad esempio, che cosa sia Tirnanoc, ed è necessario un giro in rete per capire che, nell'idea degli sceneggiatori, si tratta di un intero continente. C'è anche qualche ingenuità di troppo, qua e là, nel modo in cui vengono gestiti i rapporti tra i personaggi e l'evolversi del quadro politico. Sulla carta è uno dei punti fondamentali: Carnival Row è, per nulla sottilmente, una metafora della questione migratoria che sta venendo cavalcata in maniera irresponsabile dai politici. Ma se poi la parte politica è scritta in modo così superficiale, l'effetto si perde per strada.



Molto più originale la parte dedicata ai fratelli Spurnrose, Imogen (Tamzin Merchant, che avrebbe dovuto essere Daenerys in Game of Thrones) ed Ezra (Andrew Gower), ovvero la famiglia che in un primo tempo accoglie Vignette. I due si ritrovano in difficoltà economiche e sono costretti ad accettare l'inaspettato aiuto di Agreus (David Gyasi), un “puck”, una creatura cornuta proveniente da Tirnanoc. Agreus è diventato ricco grazie alla sua abilità imprenditoriale, e ha comprato una costosa dimora in un quartiere bene della città. Questa trama è utile a mettere in luce il razzismo degli umani e, a un certo punto, trova un'evoluzione davvero appagante.

È Philo, comunque, il vero protagonista. La sua indagine si muove tra territori noir – all'inizio pare una versione alternativa delle vicende di Jack lo Squartatore – e fantastici. A funzionare meno è proprio la storia d'amore con Vignette. Ci viene presentata nel corso di una lunga puntata flashback, ma poi c'è talmente tanta carne al fuoco che viene un po' persa di vista. Viene recuperata nel finale, ma nel frattempo non ci abbiamo investito come spettatori e dunque le manca slancio.



Carnival Row contiene comunque abbastanza elementi affascinanti da garantire una visione piacevole. I soldi spesi sono tutti sullo schermo: spesso sembra di vedere un film. Almeno da questo punto di vista, non ha nulla da invidiare a Game of Thrones. La scrittura necessita, però, di qualche aggiustamento, ma le potenzialità perché ciò avvenga nella seconda stagione ci sono.