Vestaglie rosa, ville lussuose, spiagge, locali da urlo, il sole di Miami Beach. Vite lontane, nel tempo e nello spazio, altri pianeti paralleli al nostro. L'incipit della seconda stagione di American Crime Story, dedicata al delitto Versace, dipinge uno scenario molto diverso da quello della prima, The People v. O.J. Simpson, e non solo iconograficamente. Abbiamo una celebrità che vive una vita molto privilegiata, è il migliore in quello che fa, riverito e amato. Ma stavolta si tratta della vittima e non del presunto carnefice.
Dimenticate, dunque, gli interni dei tribunali, il legno dei banchi, la battaglia di un uomo che tutti hanno sempre considerato colpevole ma che si è sempre dichiarato innocente. Qui siamo negli esterni assolati di Miami, e la stagione è potenzialmente molto più movimentata e incentrata su una serie di linee parallele che convergono, nel tempo, verso un fatto tragico ben documentato e su cui ci sono pochi dubbi. Il colpevole qui è Andrew Cunanan (Darren Criss), non c'è niente da dimostrare ma solo un assassino a piede libero da trovare e fermare.
STILE.IT - DIECI COSE DA SAPERE SU THE ASSASSINATION OF GIANNI VERSACE.
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Abbiamo visto in anteprima il primo episodio di The Assassination of Gianni Versace e queste promesse sembrano mantenute. L'episodio inizia con l'omicidio, che avviene entro pochi minuti, e da lì si sviluppa a ritroso. Dal 1997 torniamo al 1990, al primo incontro di Cunanan con Versace (Edgar Ramirez). Li vediamo flirtare in una discoteca e poi uscire insieme all'opera. Cunanan è il personaggio più approfondito, un gay represso che mente a tutti per sopravvivere in una società estremamente omofoba – l'omofobia è il grande tema della stagione, come il razzismo era nella prima – raccontando agli etero di essere etero e ai gay di essere gay. Nel suo sguardo si colgono le ferite di un'esistenza difficile ma anche qualcosa di storto, il lato pericoloso che lo porterà a uccidere cinque persone in pochi mesi. Poi torniamo a intervalli al 1997, con l'entrata in scena di Donatella Versace (Penelope Cruz) e le conseguenze del delitto.
È una struttura più intrigante di quella lineare della prima stagione e consente di mantenere il controllo degli elementi “procedural” della serie prodotta da Ryan Murphy, pur indagando e approfondendo temi scottanti ancora oggi, non solo in America, come l'identità e l'accettazione di sé.
Il cast fa un lavoro migliore di quello che potevamo aspettarci. Il problema dei latinos chiamati a interpretare italiani si percepisce davvero poco. Ramirez, oltre ad assomigliare in maniera impressionante a Gianni Versace, maschera benissimo le inflessioni spagnole e azzecca un accento italiano credibile. Ricky Martin, nei panni del compagno di Versace Antonio D'Amico, fa lo stesso e sorprende per come è contenuto nei modi e nelle reazioni. A stonare c'è solo Penelope Cruz, che ce la mette tutta ma ha un accento spagnolo davvero troppo pronunciato per passare inosservato. La scena in cui lei e D'Amico parlano del delitto avrebbe potuto giovare moltissimo della scelta di veri attori italiani, perché è improbabile che due italiani parlino inglese tra loro in un momento così. Ma si tratta di problemi che, per molti spettatori italiani, verrano annullati dal doppiaggio.
American Crime Story: The Assassination of Gianni Versace è composta da nove puntate. In Italia parte questa sera, venerdì 19 gennaio, alle 21:05 su FoxCrime.