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300: L'alba di un impero – La nostra recensione

La carica erotica di Eva Green non basta a reggere l'irritante sequel del film di Zack Snyder

300 - L'alba di un impero - Eva Green

05.03.2014 - Autore: Pierpaolo Festa
Eva Green cattivissima e sensualissima, il suo corpo immortalato centimetro per centimetro (inclusi un paio di nudi) dalla macchina da presa di Noam Murro. È lei l'unica star di 300 - L'alba di un impero, non solo perché è effettivamente la più conosciuta tra i nomi del cast, ma soprattutto perché “il fattore Green” è l'unica cosa che prova a brillare in questo concentrato di violenza ripetitivo, noioso e a tratti fastidioso per come idolatra l'estetica del sangue.



Perché l'israeliano Murro (alla sua terza prova da regista) prova a portare alle estreme conseguenze il cinema già kitsch di Zack Snyder, aumentandone il respiro da videoclip e bombardando lo spettatore di ralenti e primi piani in slow-motion (e soggettive) sulle gocce di sangue. Un'overdose digitale che finisce per rivelarsi irritante: si ha la sensazione che il regista si compiaccia un ralenti alla volta e che voglia aprire un dialogo soltanto con chi è entrato in sala a cercare (o sfogare) violenza.

Le lame affilate trafiggono i corpi, li privano della testa o degli arti; le frecce infuocate li trasformano in pire. Succede per gli oltre cento interminabili minuti in cui ci viene raccontata una battaglia tra greci e persiani parallela a quella delle Termopili, che avviene nello stesso momento. Eros e thanatos rimangono due elementi indivisibili, ecco perché l'unica scena che rimane scolpita nella memoria è quella in cui la spietata Artemisia (il personaggio della Green) seduce il guerriero greco Temistocle (protagonista del film interpretato Sullivan Stapleton). Quella che inizia come una trattativa di guerra piano piano si trasforma in un rapporto sessuale fino a diventare un incontro di wrestling al primo sangue. La Green ha trovato il suo ruolo più iconico, quello più sopra le righe: la guerriera odiosa la cui sete di vendetta è inarrestabile. La performance dell'attrice francese è in primis divertita, perché le permette di accentuare tutte le sue caratteristiche, inclusa una certa antipatia snob, prerogativa di default nella sua immagine di star.


 
È lei l'unico spettacolo in un film da condannare non per mancanza di idee, ma per perseveranza verso un contenuto che a lungo andare può quasi risultare pornografico. Un pasticcio da laboratorio in cui ogni componente esplode perché utilizzata in modo esagerato e improprio. Se il 300 di Snyder, amato e odiato, è riuscito comunque a diventare un cult e a stabilire nuove regole visive per una nuova epoca digitale, questo sequel non è nient'altro che un videogioco istantaneo in cui lo spettatore rimane passivo e viene nutrito solo dal più grande spreco ematico dell'era digitale.

300 – L'alba di un impero, in uscita il 6 marzo, è distribuito dalla Warner Bros. Qui ne potete vedere il trailer.