Dopo l'eccezionale esordio del 2002, Rob Marshall si fece aspettare per regalarci una nuova perla, Memorie di una Geisha, discussa come quasi l'intera sua filmografia. Non tanto per le interpretazioni e per le scelte visive e tecniche - premiatissime - come potrete vedere, ammirando Ziyi Zhang, Ken Watanabe, Michelle Yeoh e Gong Li destreggiarsi nei ruoli creati dalla fantasia di Arthur Golden nell'omonimo romanzo.
Il film. La piccola Chiyo, a soli 9 anni viene venduta ad una scuola per geishe di Kyoto, dove viene istruita sui riti, le danze, la musica, la cerimonia del tè e l'abbigliamento adatto. Costretta a subire vessazioni e umiliazioni dalle colleghe e soprattutto dalla geisha più importante, Hatsumomo, dopo un tentativo di fuga viene retrocessa a serva. A salvarla ci penserà Mameha, geisha esperta e generosa, che la prenderà sotto la sua protezione..
Dietro le quinte. Fu necessario un corso intensivo di sei settimane perché le non giapponesi Zhang Ziyi, Gong Li e Michelle Yeoh riuscissero a far propria la cultura e la tradizione delle geishe, in un "geisha boot camp" che insegnò loro musica, danza e rudimenti della cerimonia del tè. Youki Kudoh (Tsuka), invece, pur nata in Giappone, dovette lavorare molto con un 'dialect coach' per recuperare l'accento perduto dopo tanti anni negli Stati Uniti. Tutti 'problemi' che toccarono a Rob Marshall dopo lunghe trattative con la Miramax (con la quale avrebbe dovuto girare il suo prossimo film, per contratto), preferito ai vari candidati Steven Spielberg, Brett Ratner, Spike Jonze e Kimberly Peirce.
Perché vederlo. Duramente criticato per i soliti motivi 'etnici', il film vive grazie alle grandi prove di una serie di attrici cinesi (in realtà scelte solo dopo che nessuno si presentò ai provini riservati alle attrici nipponiche, e che causarono il bando del film nella propria Patria). Al di là di ogni possibile miglioria o considerazione, furono loro le migliori alleate perché quel genio di Rob Marshall (Chicago) riuscisse a tirar fuori un affresco affascinante dalla toccante storia raccontata dal libro di Arthur Golden. Sconti culturali, sociali e generazionali si mescolano al tono forse troppo 'esotico', ma danno alla vicenda una patina di leggenda (grazie anche alla fonte letteraria e alle reali location di Ky?to, come il tempio Kiyomizu-dera ed il monastero di Fushimi Inari-taisha), per lo meno per chi voglia accettare questa semplificazione di una cultura e figure millenarie e per nulla retoriche o poco emozionanti.
Il film. La piccola Chiyo, a soli 9 anni viene venduta ad una scuola per geishe di Kyoto, dove viene istruita sui riti, le danze, la musica, la cerimonia del tè e l'abbigliamento adatto. Costretta a subire vessazioni e umiliazioni dalle colleghe e soprattutto dalla geisha più importante, Hatsumomo, dopo un tentativo di fuga viene retrocessa a serva. A salvarla ci penserà Mameha, geisha esperta e generosa, che la prenderà sotto la sua protezione..
Dietro le quinte. Fu necessario un corso intensivo di sei settimane perché le non giapponesi Zhang Ziyi, Gong Li e Michelle Yeoh riuscissero a far propria la cultura e la tradizione delle geishe, in un "geisha boot camp" che insegnò loro musica, danza e rudimenti della cerimonia del tè. Youki Kudoh (Tsuka), invece, pur nata in Giappone, dovette lavorare molto con un 'dialect coach' per recuperare l'accento perduto dopo tanti anni negli Stati Uniti. Tutti 'problemi' che toccarono a Rob Marshall dopo lunghe trattative con la Miramax (con la quale avrebbe dovuto girare il suo prossimo film, per contratto), preferito ai vari candidati Steven Spielberg, Brett Ratner, Spike Jonze e Kimberly Peirce.
Perché vederlo. Duramente criticato per i soliti motivi 'etnici', il film vive grazie alle grandi prove di una serie di attrici cinesi (in realtà scelte solo dopo che nessuno si presentò ai provini riservati alle attrici nipponiche, e che causarono il bando del film nella propria Patria). Al di là di ogni possibile miglioria o considerazione, furono loro le migliori alleate perché quel genio di Rob Marshall (Chicago) riuscisse a tirar fuori un affresco affascinante dalla toccante storia raccontata dal libro di Arthur Golden. Sconti culturali, sociali e generazionali si mescolano al tono forse troppo 'esotico', ma danno alla vicenda una patina di leggenda (grazie anche alla fonte letteraria e alle reali location di Ky?to, come il tempio Kiyomizu-dera ed il monastero di Fushimi Inari-taisha), per lo meno per chi voglia accettare questa semplificazione di una cultura e figure millenarie e per nulla retoriche o poco emozionanti.
La scena da antologia. Non tutta la narrazione si mantiene a uno stesso livello, finendo con rischiare più di una caduta di stile, eppure nonostante questo alcune sequenze non possono non rimanere nella memoria, impresse per la bellezza che trasmettono anche al di là del rappresentato. Una di queste è la danza di Sayuri, interpretata da Ziyi Zhang (nonostante fosse allergica alle lenti a contatto che indossava per il ruolo), nella quale si racconta la storia di una donna convinta dell'infedeltà del marito al punto da attenderlo nella neve per averne le prove fino a morire di freddo.
I premi. Una grande Fotografia e Scenografie magnifiche (entrambe premiate a più riprese, anche dalle associazioni di categoria, insieme ai Costumi) furono i due pilastri su cui poggiò il successo del film, sancito per altro da tre Premi Oscar - appunto a Dion Beebe (fotografia), Colleen Atwood (costumi), John Myhre e Gretchen Rau (scenografia) - e Golden Globe e BAFTA anche per la colonna sonora di John Williams. Tra i tanti, ricordiamo anche il Nastro d'argento speciale a Pietro Scalia e il National Board of Review Award per la Miglior attrice non protagonista a Gong Li.
Dove e quando. Alle 23.15 su Tv8, canale 8 del digitale terrestre e della piattaforma satellitare TivùSat.