Con Loro 1 e Loro 2, Paolo Sorrentino sta raccontando in questi giorni la Seconda Repubblica e lo strapotere di Silvio Berlusconi. Con Il divo del 2008 il regista aveva invece già raccontato la Prima Repubblica concentrandosi sulla vita del senatore a vita Giulio Andreotti.
Un film sicuramente meno aggressivo di Loro che però per certi versi ha la stessa aspirazione: narrare la politica dal punto di vista umano secondo un registro surreale, spezzettato, onirico, che appartiene allo stile unico del regista campano.
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Una regia raffinata e spiazzante, con momenti di puro umorismo che il Festival di Cannes ha riconosciuto nel pieno del suo valore consegnandoli infatti il premio della giuria nel 2008. Toni Servillo supera brillantemente il ruolo principale dando volto, con tanto trucco e voce, a una delle figure più controverse della storia italiana.
Il film. Allegoria sontuosa del potere, la pellicola è idealmente divisa in due parti. Una prima parte dedicata al periodo tra 1991 e 1993, a cavallo tra la presentazione del VII governo Andreotti e la seconda incentrata invece sui presunti rapporti di Andreotti con la mafia, fino alle udienze del maxiprocesso di Palermo. Sullo sfondo di atmosfere rarefatte, di scene potenti che rompono la continuità della narrazione lineare e con il sottofondo delle musiche di Teho Teardo, scopriamo non tanto l’Andreotti realmente esistito, ma l’Andreotti glaciale così come lo ha immaginato Sorrentino con spunti realistici e altri più immaginifici.
Dietro le quinte. Giulio Andreotti ha visto il film in anteprima in una proiezione privata, Sorrentino ha commentato così la sua reazione: «Andreotti ha reagito in modo stizzito e questo è un buon risultato perché di solito lui è impassibile di fronte a ogni avvenimento. La reazione mi conforta e mi conferma la forza del cinema rispetto ad altri strumenti critici della realtà».
Dietro le quinte. Giulio Andreotti ha visto il film in anteprima in una proiezione privata, Sorrentino ha commentato così la sua reazione: «Andreotti ha reagito in modo stizzito e questo è un buon risultato perché di solito lui è impassibile di fronte a ogni avvenimento. La reazione mi conforta e mi conferma la forza del cinema rispetto ad altri strumenti critici della realtà».
La scena da antologia. Quando Andreotti riceve l’avviso di garanzia per associazione mafiosa e lo comunica alla moglie Livia (Anna Bonaiuti). La scena si conclude con un momento di tenerezza tra i due coniugi mentre si tengono la mano di fronte al concerto di Renato Zero in TV che canta I migliori anni della nostra vita.
Perché vederlo. Per capire un po’ meglio l’enigma Andreotti e i tanti segreti dell’Italia di ieri raccontati in un film fortemente personale e d’autore.
I premi. Premio della giuria a Paolo Sorrentino al Festival di Cannes.
Dove e quando. Lunedì 7 maggio alle ore 21:25 su Nove.