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Stasera in TV, 3 giugno: Con American Gigolo nasce il mito del sex-symbol Richard Gere

L'amico del Dalai Lama, 'ufficiale e gentiluomo', si svela in tutto il suo fascino al fianco di una bellissima Lauren Hutton.

03.06.2017 - Autore: Mattia Pasquini (Nexta)
È il film cui dobbiamo la Call me di Blondie e che ancora oggi si cerca di imitare, ma l'American Gigolo di Paul Schrader è senza dubbio e incontrovertibilmente il film che lanciò Richard Gere nell'Olimpo hollywoodiano, nonostante fosse stato già apprezzato in In cerca di Mr. Goodbar, I giorni del cielo, Una strada chiamata domani, Yankees.

Il film. Julian Kay è in caccia, in cerca di qualcuno da soddisfare. Giovane e sensuale, parla cinque o sei lingue ed è a suo agio sia come chauffeur di una ricca signora di mezza età che come accompagnatore della moglie trascurata di un manager. Ma la vita di Julian diventa un incubo quando una sua cliente viene uccisa e lui diventa il primo indiziato.



Dietro le quinte. Richard Gere deve davvero molto a John Travolta… American Gigolo fu infatti il secondo dei quattro film che interpretò solo dopo il rifiuto dell'amatissimo Vincent Vega di Pulp Fiction (che voleva avere il diritto di approvare il montaggio finale e che si portò via il completo di Armani fatto su misura per lui). Oltre a questo - precedentemente rifiutato anche da Christopher Reeve - Gere lo 'sostituì' anche in I giorni del cielo (1978), Ufficiale e gentiluomo (1982) e Chicago (2002).

Perché vederlo. Non si può che essere grati - una volta di più - a Meryl Streep per aver rifiutato il ruolo di Michelle Stratton (perché non le piaceva il tono della storia), permettendoci di godere della bravura di Lauren Hutton. E della sua bellezza, un piacere per occhi bissato dal fascino indiscusso del suo protagonista e dell'ambiente, di grande stile. Profondamente anni ’80, sicuramente è uno di quei titoli che nel bene e nel male ci offrono uno spaccato molto evocativo e palpabile delle mode e delle atmosfere di quel periodo. E le musiche contribuiscono con grande forza: la colonna sonora curata da Giorgio Moroder include brani ormai diventati culto per gli appassionati del genere e del sound degli ‘80s, a partire dal brano di apertura, la grintosissima e indimenticabile Call Me di Blondie (ma inizialmente era stata contattata Stevie Nicks dei Fleetwood Mac, impossibilitata dal nuovo contratto a collaborare con Moroder), che accompagna il protagonista mentre guida costeggiando la spiaggia. Ma al di là degli elementi estetici e di condimento, American Gigolò lascia un suo messaggio: racconta una classe sociale cinica e impregnata di solitudine, come il film, cui questa solitudine fa da alveo. Un fiume sotterraneo che sembra incanalare ogni sviluppo della storia, la quale ha il suo riscatto proprio nel momento in cui da questa solitudine si decide di uscire con una scelta dirompente.



La scena da antologia. Nudo (seppur inizialmente non previsto dallo script), a torso nudo o completamente vestito, in questo film Richard Gere magnetizza l'attenzione del pubblico - non solo femminile - a ogni apparizione e con ogni gesto, ma è sicuramente la sequenza nella quale prepara i vestiti per la sua giornata quella rimasta più iconica e storica. La musica è di Smokey Robinson & the Miracles, The Love I Saw in You was just a Mirage.

I premi. Solo i Golden Globe scelsero di nominare la colonna sonora e la Miglior canzone originale del film, ma senza premiarle. In compenso, a fronte di un budget di 5 milioni di dollari, il botteghino gliene restituì circa 30, facendone un successo internazionale.

Dove e quando. Alle 21.10 su Paramount Channel, canale 27 del digitale terrestre e della piattaforma satellitare TivùSat.