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Stasera in TV 24 luglio: Io speriamo che me la cavo, Paolo Villaggio svela il Sud dei bimbi con poche opportunità

Uno dei film più riusciti del filone italiano-scolastico 

Io speriamo che me la cavo

Io speriamo che me la cavo

24.07.2017 - Autore: Alessia Laudati (Nexta)
Paolo Villaggio nei panni di un maestro elementare che viene per errore spedito ad insegnare in una scuola campana, in un film che racconta le fragilità del Sud parlando di temi difficili attraverso gli occhi di un manipolo di giovani attori. Il film Io speriamo che me la cavo, bell'esempio del filone italiano-scolastico, è la pellicola del 1992 diretta da Lina Wertmüller che segna l'adattamento sullo schermo dell'omonimo romanzo di Marcello D'Orta, maestro elementare che nel suo libro del 1990 lega alcuni temi di giovani alunni fra di loro raccontando con i loro occhi la prostituzione, la camorra, la difficoltà del vivere. Il libro è ambientato nell'entroterra Nord del napoletano, ad Arzano. 

Nel film Paolo Villaggio interpreta invece un maestro ligure in trasferimento per errore in una scuola campana dove trova alcuni disastri educativi. Dai ragazzi assenti a lezione perché impiegati in lavoretti minorili alla povertà vissuta dalle famiglie di origine e dall'assenza di opportunità per il futuro, il ritratto è di un'Italia problematica, che però viene raccontata senza retorica. Anche la figura del maestro non viene mai edulcorata fino al buonismo più insopportabile ma è raro esempio di come far dialogare adulti e bambini con intento sia artistico sia pedagogico restituendo loro il realismo tipico della quotidianità. Nel cast Isa Danieli, Adriano Pantaleo, Paolo Bonacelli e Ciro Esposito. 



Il film. Il maestro Marco Tullio Sperelli è stato trasferito per errore in una scuola campana. Durante il suo primo giorno di insegnamento troverà bambini che dicono volgarità, sono quasi tutti poveri, la preside non sa gestire la scuola e il custode non rispetta il suo ruolo. Alla fine riuscirà a stabilire con loro nonostante le differenze anche di culture regionali, un rapporto stretto di formazione e indirizzo etico che ai ragazzi è sempre mancato riuscendo a cambiare le loro vite di ragazzi destinati alla strada. Con Io speriamo che me la cavo troviamo un Paolo Villaggio malinconico lontano dall'ironia del personaggio di Fantozzi che in quell'anno ricevette il Leone d'oro alla carriera al Festival di Venezia. 

Dietro le quinte. Inizialmente Lina Wertmüller aveva scelto Napoli come location del film, ma le fu chiesto il pizzo di circa il 10% del budget del film per girare e la regista si vide costretta a cambiare il set spostandolo in Puglia. 

Perché vederlo. Riflessione dolce-amara sull'infanzia con un Paolo Villaggio inedito e malinconico. 

La scena da antologia. Il primo incontro con la scolaresca del maestro Sperelli quando nessuno di loro è in classe e il maestro a va recuperarli uno a uno trovandoli nelle situazioni più strambe.

Dove e quando. Lunedì 24 luglio alle ore 21:20 su Nove.