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Matrix Involutions!
Se già il secondo episodio della saga di Neo aveva mostrato preoccupanti cedimenti all'interno della struttura narrativa, soprattutto per quanto riguarda la dilatazione immotivata di tempi filmici e situazioni, adesso "Matrix Revolutions" compie un cammino di involuzione che indebolisce la trilogia.
12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
Matrix Revolutions, Usa, 2003.
Di Larry e Andy Wachowski; con Keanu Reeves, Laurence Fishburne, Carrie-Ann Moss, Lambert Wilson, Nona Gaye, Harold Perrineau.
Dopo la grande novità del primo “Matrix” (id., 1999) e la parziale conferma di “Matrix reloaded” (id., 2003), ecco arrivare sugli schermi l’atto finale della trilogia, che non riesce ahinoi ad aggiungere nulla di quanto gustato in precedenza, tutt’altro. Squilibrato, incerto, mal amalgamato, “Matrix revolutions” invece di chiarire le definitivamente le dinamiche della storia e soprattutto dei personaggi, getta un velo di indeterminatezza e di confusione, tanto da lasciarci davvero sconcertati sull’utilità di una tale conclusione.
Se già il secondo episodio della saga di Neo aveva mostrato preoccupanti cedimenti all’interno della struttura narrativa, soprattutto per quanto riguarda la dilatazione immotivata di tempi filmici e situazioni, adesso “Matrix Revolutions” compie fino in fondo (purtroppo) un cammino di involuzione che indebolisce immancabilmente tutta la trilogia. Anche se supportato dalla solita, straordinaria perizia tecnica e da effetti speciali sempre mirabolanti, questo terzo capitolo soffre di alcune scelte che si sono rivelate sbagliate: prima tra tutte, quella di aver dotato la pellicola di un ritmo troppo eterogeneo nel suo complesso; ad una prima parte prolissa fino allo sfinimento, riempita oltre misura di dialoghi quasi inutili e di pochissima azione, segue invece una seconda metà i cui non c’è assolutamente tregua per lo spettatore, messo all’angolo da una sequenza ininterrotta di bombardamenti visivi e sonori. Confuso, stordito, magari pure annoiato, chi guarda non riesce mai ad entrare in empatia con i personaggi, la cui psicologia è delineata secondo linee troppo sommarie. Anche il grande supporto tecnico perciò non riesce a salvare una pellicola farraginosa, che stenta a trovare una propria cifra stilistica: non vuole essere il solito “blockbuster” di facile consumo – troppo piena di riferimenti filosofico/misticheggianti – ma non ha neppure i mezzi necessari a diventare qualcos’altro, qualcosa di diverso sia a livello estetico che contenutistico. “Matrix revolutions” si perde perciò nel limbo delle grandi occasioni perse, mega-giocattolo all’apparenza funzionante ma in realtà inceppato. Dal canto loro, i fratelli Wachowski non contribuiscono a risollevare le sorti del progetto con l’ormai solita regia, già vista nei due precedenti capitoli. Tanto meno si fanno valere gli attori, arrivati alla fine del loro percorso all’interno dei rispettivi personaggi con il fiato corto, soprattutto per quanto riguarda lo spaesato Keanu Reeves.
In conclusione dunque non si può non storcere il naso di fronte al risultato finale a cui “Matrix revolutions” ha portato la saga: sicuramente la popolarità e gli incessi stratosferici daranno ragione al film ed agli autori del prodotto, ma sotto il punto di vista puramente cinefilo il fascino e la suggestione sono andati perduti. Peccato davvero.