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L'enfant

Già premiati a Cannes nel 1999 per "Rosetta", Jean-Pierre e Luc Dardenne vincono una seconda Palma d'Oro con il film "L'enfant"

L'ENFANT

12.04.2007 - Autore: Giulia Villoresi
Regia: Jean-Pierre e Luc Dardenne
Con Jeremie Renier, Deborah Francois, Jeremie Segard, Fabrizio Rongione, Olivier Gourmet

Già premiati a Cannes nel 1999 per Rosetta, Jean-Pierre e Luc Dardenne vincono una seconda Palma d’Oro. L’enfant – Una storia d’amore nasce da un’idea che i fratelli Dardenne hanno avuto sul set del loro ultimo film.

Ogni mattina, mentre giravano in strada, vedevano una giovane donna portare a passeggio una carrozzina. Ma a questa scena mancava qualcuno: il padre. Proprio a questa figura assente i registi hanno dedicato il soggetto de L’enfant.

L’enfant, il bambino, è il frutto dell’amore tra Bruno (Jeremie Renier) e Sonia (Deborah Francois), due giovani spiantati che vivono grazie alla rendita di un appartamento popolare e ai piccoli furti commessi da Bruno. Ma l’enfant è lo stesso Bruno, un padre di vent’anni pieno d’amore ma completamente amorale.

Bruno non infrange per cattiveria le regole del bene e del male, ma ne ignora candidamente la differenza. Il suo sentimento per Sonia è sincero, e la loro storia è quella di due cani randagi, fatta di scherzi, giochi infantili e inseguimenti sul prato.

Questa semplice armonia si spezza quando Bruno, senza premeditazione ma sotto l’influsso di un’ispirazione improvvisa, decide di vendere il bambino.

Da questo momento in poi i fratelli Dardenne rivolgono tutto il loro occhio super partes al dramma di questo padre inetto, per cui fino all’ultimo non si riesce a provare antipatia ma solo compassione. Bruno cercherà di ritrovare il bambino, di ottenere il perdono di Sonia, di rimanere a galla; il suo tentativo di redenzione sarà quello di un ragazzo completamente disorientato, la cognizione del male che ha commesso è per lui una misteriosa e sconosciuta forma di disagio di cui cercherà di liberarsi con l’unico linguaggio che conosce.

Tutto questo è lampante, ma i fratelli Dardenne sembrano non averlo mai spiegato. Sono la sceneggiatura e la bravura disinvolta di Jeremie Renier che illuminano il film con una luce naturale, semplice ed esplicita, a cui non servono mai spiegazioni.