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La faccia scura dell'eroismo

Homeland, spy story con Claire Danes e Damian Lewis ambientata nella sezione antiterrorismo della CIA, mina le certezze radicate dell'America in cerca di eroi

Homeland

02.02.2012 - Autore: Giacomo Cannelli
Dopo il successo di serie come Weeds, Big C e Dexter, Showtime cerca di allargare il suo raggio d'azione con la serie Homeland. Senza perdere la sua forte componente psicologica il canale cerca di fare breccia in un pubblico diverso, producendo una spy story che ci porta dietro le quinte dell’Homeland Security, la sezione antiterrorismo della CIA, creata dopo l’attacco alle torri gemelle dell’11 settembre 2001.
 
Se pensate di trovarvi davanti a un prodotto come Alias, con spie, sparatorie e quant'altro, beh allora mettetevi comodi, perchè Homeland non è nulla di tutto questo.
 
Durante un'operazione della Delta Force in Afghanistan viene ritrovato un sergente dell'esercito, Nicholas Brody (Damian Lewis), ritenuto morto in azione nel 2003. Il sergente racconta di essere stato prigioniero per 7 lunghi anni insieme a un altro americano che però è stato ucciso. Brody viene accolto in patria come un eroe e gettato davanti alle telecamere per dimostrare l'efficenza delle forze di sicurezza. Tutti sembrano entusiasti del suo ritorno, tranne Carrie Mathison (Claire Danes), un agente della CIA che dopo aver condotto azioni non autorizzate durante una missione in Iraq è stata riassegnata alla sezione Counter Terrorism. Proprio nella missione della discordia però Carrie era stata informata che un militare USA era stato plagiato dai terroristi e adesso è convinta che quell'uomo sia Brody. La sua foga di agire trova però l'opposizione degli alti gradi della CIA che ritengono infondati i suoi sospetti (nessuno è a conoscenza della notizia ottenuta in Iraq) e la accusano di indisciplina e mancanza di rispetto per un eroe di guerra come il sergente Brody. Carrie non si perde d'animo e, di sua iniziativa, mette sotto sorveglianza la casa di Brody senza alcuna autorizzazione. Il suo superiore e mentore Saul Berenson però la coglie con le mani nel sacco e le ordina di interrompere questo abuso e di presentarsi il giorno dopo davanti alla corte disciplinare. Carrie sembra perdere la testa, il suo stato psicofisico già debole (fa uso di psicofarmaci) vacilla, ma il suo istinto e la sua capacità analitica la portano a scoprire qualcosa: forse la sua non è semplice paranoia.
 
La serie, adattamento della fiction israeliana Prisoners of War di Gideon Raff, racconta da un lato il cambiamento del sistema di sicurezza nazionale dopo il fallimento dell’undici settembre, dall'altro le difficoltà di un militare nel tornare alla sua vita normale dopo anni di prigionia. Brody si ritrova in una famiglia di cui sa poco e niente. I figli a malapena lo riconoscono, mentre sua moglie (la bella Morena Baccarin, già vista in Visitors) fatica a comportarsi come se nulla fosse successo. In assenza del marito, ha peraltro intrapreso una relazione con Mike, miglior amico di Brody e questo non fa altro che aumentare la tensione all'interno della casa.
 
Fin dai primi momenti lo spettatore viene informato che il sergente Brody sa più di quello che racconta (vediamo i suoi flashback e le sue risposte contrastanti) mentre tutti i personaggi ne rimangono all'oscuro. Come un tarlo Homeland continuerà così a girare nella testa degli spettatori insieme alla sicurezza di aver già capito tutto. Sicurezza che però diventerà sempre più debole con il progredire della storia. Il troppo sapere insomma renderà in realtà più insicuri gli spettatori finendo per irretirli in uno show che riflette sulla paranoia mentre la trasmette.

La serie vincitrice di due Golden Globes (miglior drama e miglior atrice protagonista, Claire Danes) debutta su Fox lunedì 6 febbraio alle 21:50.

Qui la nostra intervista a Damian Lewis