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Il boss delle cerimonie: confiscato il complesso La Sonrisa

La location del programma sui matrimoni da sogno coinvolta in una indagine di camorra

10.11.2016 - Autore: Mattia Pasquini (Nexta)
Dalle sue prime puntate, molte voci si erano alzate contro il Boss delle cerimonie, reality show culinario di RealTime nel quale - sulla scorta dell'originale statunitense della TLC - gli spettatori possono seguire l'organizzazione dei banchetti nuziali presso il Grand Hotel La Sonrisa di Sant’Antonio Abate (Napoli), di Antonio Polese.

E proprio sul regno di 'Don Antonio' - che lo gestisce con il genero Matteo, la figlia Imma e il maître Ferdinando - si erano concentrate le attenzioni della giustizia, sin dai tempi del processo contro la Nuova camorra organizzata negli anni '80 che legava il suddetto agli affari poco leciti del ben noto Raffaele Cutolo.

Oggi, a distanza di oltre venti anni, nei quali La Sonrisa ha saputo porsi come punto di riferimento di quanti sognino di sposarsi 'alla grande' - come rappresentato nel Reality di Matteo Garrone, che qui aveva ambientato il suo incipit - il Tribunale di Torre Annunziata ne ha disposto la confisca. Condannando anche, per altro, la moglie e il fratello di Polese (gli effettivi proprietari) a un anno di reclusione, perché accusati del reato di 'lottizzazione abusiva' e di aver costruito la stessa Sonrisa su un terreno teatro di diversi abusi edilizi, su un’area di oltre 40mila metri quadri, a partire dal 1979.



La struttura - inclusi l'albergo e il ristorante a 5 stelle - dovrebbe quindi venire acquisita dal Comune di Sant'Antonio Abate, secondo la disposizione del giudice e la sentenza ufficiale ("Un anno di reclusione e confisca dei terreni e dell'intero complesso ricettivo «La Sonrisa»"). Anche se per ora "il Castello rimane aperto e l’attività commerciale della struttura non subirà rallentamenti dovuti alla pronuncia della magistratura napoletana", come ha tenuto a precisare la famiglia attraverso i propri legali.

 
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