Montecchi e Capuleti elevati al cubo. Una delle faide più violente della storia è quella che vede le famiglie Hatfield e McCoy alla fine dell'Ottocento tra Kentucky e West Virginia. Un odio in grado di dare origine a un bagno di sangue durato più di un quarto di secolo.
Kevin Costner non è certo un personaggio dai modi semplici: sarà pure un tiranno sui set (chiedete a Kurt Russell dei suoi ricordi su La rapina) e non crediamo sia tanto amato nemmeno dai produttori. Eppure è lui che mette un'ipoteca sulle sue proprietà pur di far vedere la luce ai progetti che ama. Con il suo atteggiamento poco friendly è riuscito ad avere il monopolio su due tipologie di film americani contemporanei: i western e le pellicole sportive. Tutti indimenticabili: da Balla coi lupi a Terra di confine, passando per Gioco d'amore.
Miniserie composta da tre film di circa un'ora e mezza ciascuno, Hatfields & McCoys ha battuto ogni record su History Channel, seguita da quasi quattordici milioni di spettatori totali. Cinque ore in primetime per una period piece redneck. Trecento minuti di grande TV. Non c'è tempo nemmeno per uno sbadiglio. Sul piccolo schermo prendono vita personaggi bruciati dall'odio e – citando il grande Wyatt Earp - in grado di "portare l'inferno con sé". L'ottimo lavoro del regista Kevin Reynolds (spesso socio di Costner - ha infatti diretto sia il bel Robin Hood che il guilty pleasure Waterworld) è quello avvicinarsi alle ragioni e all'orgoglio di entrambe le famiglie. In questo modo, lo spettatore viene colpito sotto la cintola ritrovandosi spesso a cambiare bandiera e fare il tifo, prima per l'una e poi per l'altra famiglia. E viceversa.
Risse da saloon, lotte in tribunale, ma anche imboscate e agguati. I figli senza vita legati agli alberi, mentre le madri perdono la testa per sempre. Sono questi i personaggi che ridefiniscono il concetto di "vendetta trasversale". Costner è silenzioso e calcolatore nei panni di Hatfield. Il pater familias McCoy, interpretato mastodonticamente dal grande Bill Paxton, è un redneck meno colto del suo avversario, che si affida a Dio finendo poi per dare la caccia anche a lui. È Tom Berenger, però, a rubare la scena nei panni dello zio di Costner: un duro ubriacone dal grilletto facile. La speranza muore, gli uomini anestetizzano i loro lutti con la bottiglia e le donne escono di senno. Non c'è spazio per gli innocenti: sono sempre loro i primi a cadere.
La morte arriva naturale e puntuale come un orologio svizzero e il setting del Kentucky di fine secolo - allestito nella stessa foresta rumena utilizzata per Ritorno a Cold Mountain - non si dimentica. Ipnotico dalla prima all'ultima inquadratura, Hatfields & McCoys è più di una mera lezione di storia. Piuttosto un'esegesi sull'odio e sui suoi potenti effetti collaterali. Un Must See.
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Hatfields & McCoys: l'odio ai tempi dei redneck
Visto in anteprima: Costner e Paxton si odiano per tre decadi, annientando le loro famiglie nella miniserie di History Channel
10.07.2012 - Autore: Pierpaolo Festa