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Four Brothers

Dopo il successo di "2 Fast 2 Furious", John Singleton torna a raccontare una storia di malavita e di periferia degradata: in fondo lo stesso ambiente che, anche se analizzato e mostrato con altre prospettive

Four Brothers

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
La morte violenta della donna che li ha allevati come figli costringe i “fratelli” Mercer a tornare in città per il funerale: Bobby (Mark Wahlberg), Angel (Tyrese Gibson), Jeremiah (André Benjamin) e Jack (Garrett Hedlund) si ritrovano dunque dopo anni di lontananza nella città che li ha visti crescere lontano dal crimine. Questa volta però tutti e quattro sanno che non potranno non sporcarsi le mani di sangue, perché quello che vogliono è vendetta. Dopo aver scovato i due rapinatori che hanno ucciso la vecchia signora, la rabbia dei Mercer si sposta sul boss che regola il crimine del loro vecchio quartiere, Victor (Chiwetel Ejiofor). La battaglia tra la gang che spalleggia il malvivente e la riunita famiglia Mercer si svolgerà sulle strade ed avrà il suo numero di vittime…

Dopo il successo tutto adrenalinico di “2 Fast 2 Furious” (id., 2003), John Singleton torna a raccontare una storia di malavita e di periferia degradata: in fondo lo stesso ambiente che, anche se analizzato e mostrato con ben altre prospettive  e profondità, gli aveva regalato la notorietà internazionale con “Boyz’n the Hood” (id., 1991). Questa volta il cineasta si concede di giocare con un genere che mescola gangster-movie e poliziesco, costruendo una pellicola affascinante soprattutto nella sua ambientazione decisamente retrò: “Four Brothers” nei costumi, nelle scenografie e nella fotografia patinata di Peter Menzies Jr. ricorda infatti i classici “polizotteschi all black” che molto andavano di moda negli anni ’70, e di cui Singleton dimostra di essere buon conoscitore e soprattutto ammiratore. Il film non ha pretese oltre quella di presentarsi come un prodotto di genere rivestito di una confezione una volta tanto originale, ed in questo centra il suo obiettivo. Certo, non mancano le pecche all’interno dell’opera: qualche manicheismo di fondo ed una prima parte della pellicola che stenta a decollare pesano in definitiva su un giudizio pienamente positivo; l’opera del regista afroamericano si riprende però con una seconda parte più ritmata ed avvincente, e soprattutto con la simpatia dei quattro protagonisti; se Mark Wahlberg ormai sembra trovarsi completamente a suo agio nel ruolo di “duro dal cuore tenero”, il migliore degli interpreti è sicuramente il “cattivo” Chiwetel Ejiofor, già apprezzato protagonista di “Piccoli affari sporchi” (Dirty Pretty Things, 2002) di Stephen Frears e “Melinda & Melinda” (Id., 2004) di Woody Allen.

Simpatico e molto preciso nell’idea della sua confezione, “Four Brothers” è una pellicola che tenta di distanziarsi dal linguaggio filmico comune al genere cinematografico cui appartiene, o quanto meno a quello degli ultimi anni. Un maggiore ritmo nel montaggio ed attenzione nell’evitare qualche retoricità di fondo non avrebbero probabilmente guastato, ma il film rimane senza dubbio uno spettacolo più che godibile.