Siamo abituati a rivolgerci ai vari Sky, Netflix, Amazon e servizi di streaming e On Demand per trovare un film diverso con cui passare la serata, ma la scelta è ben più ampia. Basti pensare al vasto catalogo di RaiPlay, portale multimediale gratuito che mette a disposizione di tutti molti titoli, passati e recenti, ordinati anche per genere.
E oggi potrebbe essere il giorno giusto per recuperare, tra i 'Drammatici', il film del ritorno alla regia di Daniele Vicari dopo il durissimo Diaz: Sole Cuore Amore. Un titolo solo apparentemente semplice (ispirato alla canzone Tre Parole di Valeria Rossi del 2001) che venne presentato alla Festa del Cinema di Roma del 2016 e nel quale troviamo Isabella Ragonese, Eva Grieco, Francesco Montanari e Francesco Acquaroli.
Il film. Una amicizia tra due giovani donne in una città bella e dura come Roma e il suo immenso hinterland. Due donne che hanno fatto scelte molto diverse nella vita: Eli ha quattro figli, un marito disoccupato e un lavoro difficile da raggiungere; Vale invece è sola, danzatrice e performer trae sostentamento dal lavoro nelle discoteche. Legate da un affetto profondo, da una vera e propria sorellanza, le due donne sono mondi solo apparentemente diversi, in realtà facce della stessa medaglia. Ma la solidarietà reciproca non sembra bastare a lenire le difficoltà materiali della loro vita.
Leggi anche: Nuovi revival all'orizzonte, tornano Bayside School e Battlestar Galactica
Dietro le quinte. "Roma è una città policentrica, difficile da capire" secondo il regista, che per gran parte della sua vita ha vissuto in zone come quelle che racconta. Spazi urbani nei quali le persone si perdono come quelli delle location della enorme Piazza San Giovanni Bosco o della Stazione Laurentina, dove ogni giorno Eli sale sull'autobus per e da Torvaianica, dove vive. Il litorale laziale - tra Zoomarine, lo stabilimento balneare Schiano e il lido di Celori - diventa uno dei centri del puzzle che vediamo comporsi… In primis nel locale vicino alla fermata della metro di Lucio Sestio, il bar Rosso Relativo di Piazza dei Consoli 7, ormai chiuso definitivamente (e sostituito dall'attuale DrinKaffé).
Perché vederlo. Per vedere "Una vita difficile" di oggi. Una storia di due donne, due amiche, due sorelle, costrette a scegliere a cosa rinunciare per conservare la propria dignità. E per continuare a tenere vivo il proprio cuore, seguendo una passione o anche solo continuando a indossare un cappottino rosso nel grigio di una città che rende difficile essere se stessi, restare vivi dentro. Una storia che il regista ha dichiarato di aver creato in sole 48, quasi "in stato di trance", come vero e proprio sfogo emotivo. E che - anche per questo - finisce per colpire in maniera quasi inattesa, dopo un crescendo anche disordinato e non omogeneo, ma che coinvolge tutti noi nella sua conclusione.
Emanuele nella battaglia ---> Il libro di Daniele Vicari su Amazon
La scena da antologia. Hanno una particolare importanza le scene nelle quali vediamo fronteggiarsi o sostenersi alcune delle donne protagoniste di questo film, nel quale la condizione femminile è centrale, pur non essendo un film "femminista". Come quella tra le due colleghe bariste, pronte a incoraggiarsi (ognuna nella sua lingua), quella emblematica e dura tra madre e figlia o quella fintamente erotica tra le due improvvisate coinquiline, che sotto la doccia si studiano, si cercano e finiscono per rompere la tensione in maniera inattesa.
I premi. Su tutti il Premio Alberto Sordi per il Miglior attore non protagonista consegnato dal Bari International Film Festival a Francesco Acquaroli. Per il resto solo 'nomination'… Quelle ai David di Donatello (per la Migliore attrice protagonista, Isabella Ragonese), al Globo d'oro per la Miglior musica (Stefano Di Battista) e ai Nastri d'argento per la Migliore attrice protagonista (ancora la Ragonese), il Migliore sonoro in presa diretta (Remo Ugolinelli e Alessandro Palmerini) e per la Migliore colonna sonora (Stefano Di Battista).
E oggi potrebbe essere il giorno giusto per recuperare, tra i 'Drammatici', il film del ritorno alla regia di Daniele Vicari dopo il durissimo Diaz: Sole Cuore Amore. Un titolo solo apparentemente semplice (ispirato alla canzone Tre Parole di Valeria Rossi del 2001) che venne presentato alla Festa del Cinema di Roma del 2016 e nel quale troviamo Isabella Ragonese, Eva Grieco, Francesco Montanari e Francesco Acquaroli.
Il film. Una amicizia tra due giovani donne in una città bella e dura come Roma e il suo immenso hinterland. Due donne che hanno fatto scelte molto diverse nella vita: Eli ha quattro figli, un marito disoccupato e un lavoro difficile da raggiungere; Vale invece è sola, danzatrice e performer trae sostentamento dal lavoro nelle discoteche. Legate da un affetto profondo, da una vera e propria sorellanza, le due donne sono mondi solo apparentemente diversi, in realtà facce della stessa medaglia. Ma la solidarietà reciproca non sembra bastare a lenire le difficoltà materiali della loro vita.
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Dietro le quinte. "Roma è una città policentrica, difficile da capire" secondo il regista, che per gran parte della sua vita ha vissuto in zone come quelle che racconta. Spazi urbani nei quali le persone si perdono come quelli delle location della enorme Piazza San Giovanni Bosco o della Stazione Laurentina, dove ogni giorno Eli sale sull'autobus per e da Torvaianica, dove vive. Il litorale laziale - tra Zoomarine, lo stabilimento balneare Schiano e il lido di Celori - diventa uno dei centri del puzzle che vediamo comporsi… In primis nel locale vicino alla fermata della metro di Lucio Sestio, il bar Rosso Relativo di Piazza dei Consoli 7, ormai chiuso definitivamente (e sostituito dall'attuale DrinKaffé).
Perché vederlo. Per vedere "Una vita difficile" di oggi. Una storia di due donne, due amiche, due sorelle, costrette a scegliere a cosa rinunciare per conservare la propria dignità. E per continuare a tenere vivo il proprio cuore, seguendo una passione o anche solo continuando a indossare un cappottino rosso nel grigio di una città che rende difficile essere se stessi, restare vivi dentro. Una storia che il regista ha dichiarato di aver creato in sole 48, quasi "in stato di trance", come vero e proprio sfogo emotivo. E che - anche per questo - finisce per colpire in maniera quasi inattesa, dopo un crescendo anche disordinato e non omogeneo, ma che coinvolge tutti noi nella sua conclusione.
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La scena da antologia. Hanno una particolare importanza le scene nelle quali vediamo fronteggiarsi o sostenersi alcune delle donne protagoniste di questo film, nel quale la condizione femminile è centrale, pur non essendo un film "femminista". Come quella tra le due colleghe bariste, pronte a incoraggiarsi (ognuna nella sua lingua), quella emblematica e dura tra madre e figlia o quella fintamente erotica tra le due improvvisate coinquiline, che sotto la doccia si studiano, si cercano e finiscono per rompere la tensione in maniera inattesa.
I premi. Su tutti il Premio Alberto Sordi per il Miglior attore non protagonista consegnato dal Bari International Film Festival a Francesco Acquaroli. Per il resto solo 'nomination'… Quelle ai David di Donatello (per la Migliore attrice protagonista, Isabella Ragonese), al Globo d'oro per la Miglior musica (Stefano Di Battista) e ai Nastri d'argento per la Migliore attrice protagonista (ancora la Ragonese), il Migliore sonoro in presa diretta (Remo Ugolinelli e Alessandro Palmerini) e per la Migliore colonna sonora (Stefano Di Battista).
