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Wahlberg: Il supereroe lo lascio fare a Tom Cruise

EXCL: Abbiamo incontrato a New York Mark Wahlberg, protagonista e produttore di Contraband, che ha parlato di cinema senza peli sulla lingua...

Mark Wahlberg

28.07.2012 - Autore: Adriano Ercolani, da New York
Duro al cinema, rilassato e anticonformista nella vita. O almeno per questa intervista. Così si presenta Mark Wahlberg quando lo incontriamo a New York per parlare di Contraband, in uscita nelle sale italiane il 22 giugno.

Come già gli era capitato per I padroni della notte e The Fighter, Wahlberg in questo action-thriller riveste il doppio ruolo di protagonista e produttore. Una scelta che porterà avanti? “Senz’altro. Vorrei continuare così la mia carriera. I film hollywoodiani a grande budget non mi mancherebbero di certo. Abbiamo girato Contraband in poco più di trenta giorni, con un budget limitatissimo e tutta quell’azione. Poi sono passato a fare Ted, una commedia che aveva più del doppio del budget e praticamente dovevo stare sempre seduto sul divano. Quello che intendo è: c’è davvero bisogno di spendere 250 milioni di dollari per un film? O anche 70/80? Io ho prodotto due film da 25 milioni che sono andati benissimo, e per questo mi daranno ancora più soldi per produrre il prossimo. A cos’altro posso aspirare?

Mark Wahlberg Contraband intervista. La famiglia Wahlberg
Wahlberg con la moglie Rhea e i figli Michael Brendan ed Ella

Come ti è cambiata la vita adesso che sei tu a comandare?
Ho cominciato a fare anche il produttore perché, può sembrare assurdo dirlo, mi permette di rallentare con i tempi. Posso portare i miei figli a scuola, passare con la mia famiglia più tempo, non scappare da un set all’altro come facevo prima. Di base sto a Los Angeles, sto costruendo una nuova casa dove vivremo più comodi. Insomma, è il momento di rilassarsi e fare il cinema che più mi piace senza più la frenesia di quando sono arrivato in questa città anni fa…

Prima di trasferirti sulla West Coast vivevi a New York. Cosa ti manca della Grande Mela?
Assolutamente nulla. Non ci crescerei mai i miei bambini, la amavo un tempo ma ho sempre trovato che sia troppo caotica e in un certo modo violenta: la gente per strada di strattona, ti sbatte addosso e nemmeno si volta a guardarti. Non è il mio stile di vita.

Torniamo alla tua attività di produttore. Sei un dittatore sul set?
Cerco di fare il mio lavoro in maniera il meno possibile invasiva. Cerco di dare al regista tutta la libertà possibile, altrimenti non servirebbe a nulla essere un produttore veramente indipendente. Io invece devo dedicarmi al quadro completo, ai problemi che comporta ed evitare che influiscano sulla qualità del prodotto. Poi tra il grido di “azione!” e quello di “stop!” m’impegno solamente a recitare. Se hai impostato bene la pre-produzione di un film non c’è quasi bisogno di intervenire in fase di riprese e in questo senso Baltasar Kormákur, il regista di Contraband, è stato di grandissimo aiuto: sapeva esattamente cosa fare per ottenere quello che voleva. E’ un cineasta di talento, intelligente e molto comunicativo con gli attori.

Mark Wahlberg Contraband intervista
Il trailer di Contraband

Come mai hai scelto di realizzare il remake di un film islandese?
Quello che possiamo fare al momento è cercare dei buoni script già collaudati in film europei e provare a rifarli qui in America, visto che adesso non riusciamo a produrre qualcosa di veramente originale…

Soddisfatto dei tuoi partner in Contraband?
Sia Giovanni Ribisi che Ben Foster erano le mie prime scelte per le loro rispettive parti. Con Sheila Jaffe, che fa il cast dei miei film da molto tempo, ci siamo seduti e abbiamo compilato una lista degli attori più adatti per i vari ruoli. Ben ad esempio è subito venuto fuori, lo conoscevamo entrambi ed è un bel po’ che volevo lavorare con lui. Di solito non riesci mai a ottenere la prima scelta per un film, devi sempre ricorrere alla seconda o terza. Per Contraband invece siamo riusciti ad avere quello che reputavamo il meglio per il film. Durante le prove ci siamo subito resi conto della bontà del loro lavoro perché entrambi sono totalmente differenti dai personaggi che interpretano nel film, eppure li hanno resi con pienezza, erano totalmente connessi con loro. 

Le riprese ti hanno richiesto un grande sforzo fisico?
C’è molta azione nel film, ho cercato di fare tutto quello che Baltasar mi chiedeva, però onestamente non sono come Tom Cruise che vuole essere un supereroe sul set. Magari avevo quell’atteggiamento vent’anni fa, adesso ho una moglie e quattro figli, e pretendo che ci siano almeno tre controfigure a guardarmi le spalle quando faccio le scene d’azione. Anzi, spesso faccio fare a loro! Mi piace prepararmi per un ruolo ma non sono un fissato delle ricerche, dell’immedesimazione totale o cose del genere. Voglio dire: ci sono attori che, se il loro personaggio è originario che ne so, di Detroit, ci passano settimane per capirlo meglio. Ma chi vuole vivere anche un solo giorno a Detroit?

Mark Wahlberg Contraband intervista

Ultima domanda: in Broken City, attualmente in post-produzione, hai diviso il set con Russell Crowe, un attore che ha una pessima fama. Com’è andata?
Preferisco non credere alla reputazione che i miei colleghi si sono fatti e giudicarli in base a come lavorano con me. Non conoscevo Russell, ha fatto il suo lavoro al meglio e nella sua parte ha reso il massimo, oltre a dimostrarsi un uomo molto disponibile. Nessuno ha una reputazione brutta quanto Russell e nessuno la merita meno di lui.

Contraband, in uscita il 25 luglio, è distribuito dalla Universal Pictures
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