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Vittoria e Abdul: tutti zitti, parla la regina Judi Dench

Stephen Frears e Ali Fazal accompagnano l'attrice, di nuovo nei panni della Regina Vittoria 20 anni dopo il film di John Madden.

03.09.2017 - Autore: Mattia Pasquini, da Venezia (Nexta)
Una vicenda incredibile, rimasta nascosta nelle pieghe della Storia. Un amicizia, o qualcosa di più… Un sentimento forte tra due personaggi opposti e lontanissimi - eppure molto vicini sul piano spirituale, come dice Ali Fazal suo compagno sulla scena - che riporta Judi Dench a interpretare la regina Vittoria dopo il La mia regina (Mrs Brown) di John Madden del 1997. Stavolta l'occasione è stata il Vittoria e Abdul di Stephen Frears, presentato Fuori Concorso alla Mostra Internazionale di Venezia nel giorno della premiazione del suo regista e del quale abbiamo parlato con i diretti interessati…

Cosa ha rappresentato per lei tornare nei panni della 'sua' Regina in questo momento?
Judi Dench: Non mi sarei mai aspettata di esplorare questa parte della sua vita. Ovviamente ho un grande affetto per questo ruolo perché a lungo non ha avuto una grande fortuna 'cinematografica', almeno prima di Mrs. Brown, un ruolo creato per la tv solo successivamente diventato un film. Ma una storia tanto particolare riguardante la regina Vittoria, 4 anni dopo John Brown, mi pareva avesse una sorta di continuità. Avevo già lavorato sulla regina Vittoria, e con Stephen, per questo ho trovato la proposta irresistibile.

La sua intenzione, in questo ritorno, era sempre stata quella di farne un film così divertente?
Stephen Frears: Ho sempre pensato che dovesse essere divertente. Quando ho iniziato a pensarci mi ero chiesto: che film con Donald Trump vorrei vedere?

Ha sempre tenuto aperto un dialogo con il personaggio in questi anni?
JD: Personalmente l'ho considerata un dramma, non una commedia, ma in realtà non conoscevo la storia di Vittoria e Abdul. È bastato semplicemente riprendere i libri di storia e imparare qualcosa in più. Credo sempre di più che si tratti di una persona notevolissima.

Quanto è rimasto fedele ai veri accadimenti?
SF: È come nel film di Butch Cassidy, una parte di quel che si vede è vera, ma non tutta.

Facile, forse, con un personaggio così poco noto?
Ali Fazal: A parte le tante prove fatte con Judi per creare la meravigliosa relazione che vedete,  ancora prima di girare, anche con letture e reading che mi aiutassero a essere più sicuro, credo si tratti di una fase della vita della regina Vittoria rimasta sepolta, "sfocata". C'è cosi tanto e insieme cosi poco, come documentazione, in cui scavare, ma ho letto tantissimo di quell'epoca per capire quest'uomo.

Con il quale si sviluppa un amore, un'amicizia o cosa?
JD: Credo sia per questo che la storia è tanto intrigante, si tratta di un rapporto molto complesso. L'atteggiamento della regina nei confronti di lui non nasce solo da un sentimento di amore, c'è soprattutto il piacere di potersi sentire se stessa con qualcuno, rilassata, senza avere intorno qualcuno che le imponesse un cerimoniale… Libera di parlare con lui, e farsi insegnare delle cose. È un bisogno che aveva nella sua vita, soprattutto dopo la morte di John Brown.

La vediamo studiare il Corano, imparare l'urdu, la lingua dei musulmani indiani (e lingua ufficiale del Pakistan), non è poco in un momento come questo…
SF: Temo che la attuale regina non parli Urdu, in effetti, per cui possiamo dire che le cose siano peggiorate. Anche per questo avevo fatto quel commento su Trump. In fondo il film è identico a My Beautiful Laundrette: c'è un giovane musulmano, ma invece di Daniel Day Lewis c'è Judi Dench. Si è perso l'aspetto omosessuale della vicenda, tutto è un po' più tradizionale.

Impossibile non notare gli abiti della regina, sono stati la parte più complicata della costruzione del personaggio?
JD: Non ho mai trovato un personaggio in cui non ci fosse del lavoro da fare. Ogni ruolo richiede una concentrazione enorme, ma la cosa bella sono proprio i 'compiti a casa'… Nel caso dei vestiti della regina in effetti non è stato facile, anche perché lei era molto più piccolina di me, e dopo la morte di Albert non riusciva a smettere di mangiare. Come vediamo. Per girare lunghe sequenze o per sostenere le tante ore di lavoro, c'è bisogno di pause, ma con quei vestiti ho dovuto imparare a non bere niente, caffè o altro, durante la giornata. ma una volta vestiti ci si abitua; a quel punto bisogna solo lavorare su come camminare, come sedersi, poi tutto viene naturale.


Vittoria e Abdul, in sala dal 27 ottobre, è distribuito da Universal Pictures