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Tu chiamami Peter

Ci chiede disperatamente di chiamarlo "Peter". Non Clouseau, non Dr. Strangelove. Il nome è l'ultimo appiglio che trova alla ricerca della sua vera personalità. Ecco il film sulla vita di Peter Sellers

Tu chiamami Peter

12.04.2007 - Autore: Claudio Moretti
Ci chiede disperatamente di chiamarlo “Peter”. Non Clouseau, non Dr. Strangelove, Fassbender, Bakshi, non Chance. Il nome è l’ultimo appiglio che trova alla ricerca della sua vera personalità. E invece anche lì, come in tutti i suoi personaggi, c’è il trucco. Anche il suo nome infatti è un falso.

All’anagrafe Richard Henry Sellers regala milioni di risate con le invenzioni stravaganti dei “The Goons”: Radio BBC, Londra, 1957. Un gruppo di commedianti conosciutisi durante la Seconda Guerra Mondiale con il vizietto dell’assurdo. Sellers aspira al cinema. Per ottenere il primo ruolo durante un casting si traveste. E sfonda subito, affetto da un “fregolismo” di rivoltante bravura.

Un genio comico alle prese con una vita reale folle e auto-distruttiva. Quattro matrimoni bruciati. Un’aggressività che esplode d’un tratto all’improvviso. Alienato. Con un ego smisurato. Un rapporto distruttivo con la madre che lo manovra verso il successo a ogni costo.

I fallimenti nella vita privata ammuffiscono per un po’ pure il suo talento e qualche pellicola non va per il verso giusto. Lui sarcastico commenta: “Ora per pulire meglio i cinema mettono i miei film: è più facile passare l’aspirapolvere tra le sedie vuote”. Gli basta entrare nel bagno di un aereo per pochi minuti e riuscirne travestito da ispettore Closeau per riprendersi un posto nella storia del cinema. Non potrà mai sopportare il suo maldestro francese con i baffetti, e invece gli darà fama mondiale. Eppure la sua straordinaria abilità nel creare altre personalità non farà altro che acuire la sua patologica incapacità ad accettare la propria. Esplode il suo lato nevrotico. I suoi comportamenti eccentrici, egocentrici, autodistruttivi. Un chiromante manipolatore diventa il suo agente scegliendo quali film fare e quali no.

Anche il genio conclamato di Kubrick ne intuisce il genio e gli cuce attorno una miriade di personaggi per il Dottor Stranamore. Sellers deciderà di fermarsi a tre interpretazioni e offrirà ancora uno spettacolo attoriale senza eguali. Arriverà l’amore con l’attrice svedese Britt Ekland. Un altro matrimonio fallito. L’infarto. L’aspirazione a diventare un attore serio spazzata via da un altro successo della Pantera rosa. Finirà per ritirarsi nel suo chalet in Svizzera, dove ossessionato dal libro “Being There” (Oltre il giardino), inseguirà il suo ultimo desiderio interpretando il giardiniere Chance.

Il perfetto alter-alter-ego

Geoffry Rush sfodera un’abilità camaleontica insospettata interpretando uno dei più grandi clown della storia del cinema. Non cerca mai di diventare una fastidiosa copia carbone di Sellers, ma ne evoca lo spirito, l’essenza. In alcune sequenze indossa anche i panni dei personaggi chiave della vita di Sellers (la moglie, la madre), esprimendo con una trovata filmica il suo desiderio di interpretare tutti i personaggi anche nella realtà. Rush é un attore che interpreta un uomo che fa l'attore: tre livelli di recitazione che interpreta con leggerezza e mestiere. L’attore australiano si perde solo un dettaglio, tra l’altro sorprendente delle abilità di Sellers: l’uso degli occhi. Uno degli aspetti più divertenti della sua fisicità. Le pupille che sfrecciano da una parte all’altra. Si allargano a dismisura, facendo da contrappunto alle sue azioni e illuminando le sue emozioni.

Come un film di Peter Sellers, con Peter Sellers su Peter Sellers

Ci saranno un paio di errori grossolani, molti personaggi che si dimenticano di invecchiare durante il film e sviste simili, tuttavia la pellicola emoziona e diverte con le sue trovate. La geniale scena al concessionario o la visione onirica quando in punto di morte Sellers incontra tutti i personaggi cui ha dato vita. Finalmente torna il caro vecchio “parlare in macchina”. Perché non lo fa più nessuno? Perché è avvertito come troppo finto e invece tutte le logorroiche voci narranti di oggi no? “C’era un io dietro la maschera, ma io l’ho fatto rimuovere chirurgicamente rimuovere”, dice Sellers. E invece c’è. Ed è questa la bellezza del film. Si permette di smentire al suo livello profondo ed evocativo quanto la messa in scena superficiale sembra affermare.