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Top Five: On the road

In occasione dell'uscita di "Parto col folle", ecco i cinque road movie preferiti della redazione di Film.it, tra riscoperta interiore, critica sociale e puro spasso

Parto col folle - Robert Downey Jr. e Zach Galifianakis

28.01.2011 - Autore: Marco Triolo
Il viaggio come scoperta di sé, ma anche di un paese o di una cultura. Il viaggio come metafora di un percorso verso il futuro o di un girare a vuoto. Fisico o interiore che sia, il viaggio è uno dei più amati topoi del cinema, che su di esso ha imbastito un intero genere, il “Road Movie”, e proprio questo mese ne vedremo il più recente episodio, “Parto col folle” di Todd Phillips (di cui qui trovate la nostra recensione). Con l'occasione, abbiamo rispoverato dagli scaffali dell'immensa collezione di Film.it cinque film che meglio rappresentano questo filone. Seguiteci in questo breve ma intenso percorso sulla strada del cinema.

Steve Martin e John Candy viaggiano con Un biglietto in due

5. “Un biglietto in due”
John Hughes era veramente un mago della commedia: non solo sceneggiatura e regia lavoravano all'unisono per infondere un ritmo indiavolato ai suoi film, ma il regista sapeva anche circondarsi di grandi cast. Come nel caso di questo “Un biglietto in due”, che affianca Steve Martin e John Candy. Una coppia male assortita, ma costretta dagli eventi a dividere un viaggio rocambolesco da New York a Chicago, con improbabili divagazioni nel Midwest americano. Tra auto in fiamme, tormente di neve e corse in auto, aereo e treno, Hughes racconta una vera e propria “bromance”, fatta di incomprensioni, sfuriate e infine riappacificazione e scoperta della vera amicizia, e non a caso ambientata durante la festa del Ringraziamento.

Susan Sarandon e Geena Davis in Thelma & Louise

4. “Thelma & Louise”
Al centro di “Thelma & Louise”, ultimo capolavoro di Ridley Scott, c'è l'indissolubile legame tra due donne e la scoperta di una libertà da troppo tempo repressa. Ma quella stessa libertà, se inalata troppo rapidamente, finisce per inebriare. Eppure, lungi dal fare la morale, Scott racconta con grande empatia una storia di presa di coscienza ed emancipazione tutta al femminile: Susan Sarandon e Geena Davis diventano due eroine fuori legge, che preferiscono bruciare nella gloria di un solo giorno di libertà, piuttosto che spegnersi lentamente in una vita di mediocrità. E quel fermo immagine finale la dice lunga: al di là delle conseguenze, che non ci verranno mostrate, è il gesto a contare. Quel gesto folle, lucido, sincero ed eloquente con cui Thelma e Louise hanno deciso di spiccare il volo.

Claudette Colbert e Clark Gable in Accadde una notte

3. “Accadde una notte”
Come nella migliore tradizione del road movie, al centro di “Accadde una notte” ci sono due protagonisti che all'inizio non si possono sopportare: da un lato, l'ereditiera in fuga Ellie Andrews (Claudette Colbert), dall'altra il reporter disoccupato Peter Warne (Clark Gable). Il viaggio che si ritrovano a condividere rappresenta non solo un percorso di maturazione individuale per ciascuno dei due – durante il quale entrambi scoprono lati più tolleranti e maturi delle proprie personalità – ma anche il lento eppure costante accrescersi di un sentimento che sboccia nell'amore, come da copione. Frank Capra mette in scena “una storia semplice per gente semplice”, costruendo in realtà un film fatto di situazioni estremamente divertenti e ben congegnate, di un ritmo sicuro e di personaggi più sfaccettati di quello che sembra.

Jean-Louis Trintignant e Vittorio Gassman sfrecciano ne Il sorpasso

2. “Il sorpasso”
Ancora due personalità agli antipodi, il caciarone Bruno (Vittorio Gassman) e il timido Roberto (Jean-Louis Trintignant), sono al centro del road movie di Dino Risi, uno dei capisaldi della Commedia all'italiana. Stavolta, il viaggio non è solo riscoperta di se stessi, e dell'altro, ma anche metafora dell'Italia, di un intero paese che si stava trasformando in seguito al boom economico. La strada è quella del cambiamento, del passaggio da una società rurale legata ai saldi principi tradizionali, a una individualista, basata sul sogno del benessere collettivo. Un sogno destinato a infrangersi bruscamente alla prima curva: l'Italia onesta ci lascia le penne giù da un dirupo. Quella furbetta sopravvive e dominerà un futuro incerto.

Peter Fonda e Dennis Hopper in Easy Rider

1. “Easy Rider”
Il film on the road più famoso è anche il testamento di un'intera generazione che, alla fine degli anni Sessanta, fece della ribellione alle convenzioni sociali il proprio credo. Wyatt, detto “Capitan America”, e Billy (Peter Fonda e Dennis Hopper) sono, come dicono i loro stessi nomi, dei cowboy, che in sella alle loro motociclette percorrono un'America divisa fra la tradizione e il legame alla terra, e le novità che si affacciavano prepotenti, tra comuni, amore libero e uso di droghe. Memorabile soprattutto il discorso di Jack Nicholson sui Venusiani, tenuto durante una scena in cui lui, Fonda e Hopper stavano davvero fumando marijuana davanti alla cinepresa. Un viaggio non solo fisico, ma mentale.