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Parto col folle - La nostra recensione

Downey e Galifianakis coppia esplosiva in questa commedia diretta da Todd Phillips, regista che non ha paura di raccogliere l'eredità di John Hughes

Due Date - Robert Downey Jr. e Zach Galifianakis

31.01.2011 - Autore: Pierpaolo Festa, nostro inviato a Berlino
Percorrere le strade d’America è certamente uno dei temi più affascinanti costantemente contemplati sia da Hollywood che dal cinema mondiale. E sebbene le pellicole sul tema siano a centinaia, quando davanti alla macchina da presa c’è Robert Downey Jr. nuovamente pronto a una performance coi fuochi d’artificio, allora si tratta di un prodotto comunque destinato a essere più speciale degli altri. 

Robert Downey Jr. in parto col folle

Contrariamente a quanto si possa pensare, “Parto col folle” non è ricalcato sulla stessa formula demenziale di “Una notte da leoni”, nonostante la presenza dello stesso regista e nonostante il fatto che il co-protagonista Zach Galifianakis riproponga praticamente lo stesso ruolo di quel film. La pellicola è una commedia che strizza l’occhio al grande John Hughes, cercando di passare alla storia come il “Biglietto in due” del ventunesimo secolo. E le intenzioni del regista sono sincere: la chimica tra Downey e Galifianakis funziona sia sul piano esilarante che su quello malinconico, anche se l’accoppiata Steve Martin e John Candy rimarrà sempre a un livello superiore. Più che cercare continuamente di far saltare lo spettatore dalla poltrona a colpi di risate, il film racconta di un’amicizia che cresce in circostanze straordinarie. Un tema tutt’altro che originale, ma che nelle mani di Todd Phillips si traduce sullo schermo in una delle prime vere commedie hollywoodiane on the road del nuovo millennio.

Zach Galifianakis in Parto col folle

E se Galifianakis continua a specializzarsi nel trovare il punto perfetto tra grosse risate e malinconia, a scagliare colpi all’insegna del politicamente scorretto ci pensa Downey. Vederlo dare pugni ai più piccoli e sputare contro i cani è uno spettacolo abbastanza estremo: il suo personaggio è un uomo che sa come scatenare il bastardo che c’è in lui e l’attore lo interpreta improvvisando e liberandosi  di quell’aura eroica che gli è stata appioppata dalla Marvel (non neghiamolo, anche se il suo Tony Stark è un bad boy, alla fine della giornata indossa sempre l'armatura di Iron Man per salvare il mondo).
La commedia viene scandita in episodi, alcune trovate funzionano, altre un po’ meno e sono le paure dell’America di oggi a essere prese di mira: dalla sicurezza negli aeroporti, al terrore verso gli immigrati clandestini. E alla fine, sullo sfondo del Grand Canyon tra sparatorie e inseguimenti, è inevitabile pensare ai Looney Tunes e a Willy il Coyote. Un vero spasso. 

Downey e Galifianakis in Parto col folle

Continuiamo dunque a tenere d’occhio Todd Phillips, regista che non ha alcuna paura a tentare di raccogliere l’eredità dei grandi della commedia USA degli anni Ottanta. I suoi film, gli unici del genere che attualmente sono capaci di funzionare sia in patria che all’estero, riescono sempre in uno scopo: mettere di ottimo umore chi sta a guardare.

Parto col folle” è distribuito dalla Warner Bros.

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