
5. Sarah Connor, “Terminator 2”
Quando la incontriamo per la prima volta all'inizio di “Terminator 2”, capiamo subito che questa non è più la Sarah Connor del primo capitolo. Possente, risoluta, spietata, lucida: è diventata una vera e propria condottiera, e anche se tutto il mondo la crede pazza e le dà contro, lei porta avanti la sua crociata senza mai guardarsi indietro e senza esitare. D'altra parte, se c'è da impedire il Giorno del Giudizio, non ci sono molte altre alternative a una condotta fredda e marziale, che rischia anche di minare i rapporti col figlio John. Ma questa è la guerra.

4. Christopher McCandless, “Into the Wild”
Altra storia dolorosamente vera, quella di Christopher McCandless (Emile Hirsch) è una presa di coscienza che arrivò a sconvolgere lo stile di vita di questo giovane studente universitario, che, abbandonato tutto, iniziò un lungo viaggio per l'America destinato a terminare in Alaska. Convinto di poter fare a meno della corrotta civiltà moderna, Christopher bruciò il proprio denaro e cambiò nome in Alexander Supertramp, prima di realizzare che la vera felicità è tale solo quando condivisa. Una consapevolezza raggiungibile solo dopo aver perso tutto.

3. Bodhi, “Point Break”
Sappiamo già quali saranno le vostre obiezioni: Bodhi (Patrick Swayze, immenso nel ruolo) si circonda di una gang di surfisti e dell'amico/rivale Johnny Utah (Keanu Reeves). Dunque, a un primo sguardo, non sembrerebbe un individualista. Ma in realtà tutta questa “sovrastruttura umana” è solo un fatto di comodo, utile a raggiungere lo scopo finale. Che in fondo è, ed è sempre stato, quello di arrivare a una spiaggia in Australia, e alla tempesta del cinquantennio. Una sfida dalla quale è praticamente impossibile uscire vivi, ma poco importa: ciò che conta è accettarla.

2. Howard Hughes, “The Aviator”
Pilota, inventore, avventuriero, regista, produttore: il leggendario Howard Hughes fu tutto questo e molto altro. Martin Scorsese lo racconta con trasporto, anche grazie alla performance di Leonardo DiCaprio. Guardando il film, non si può fare a meno di pensare che sia esagerato, che persone così non esistano nella realtà: ma tutto accadde davvero. Campione ostinato delle sfide impossibili (dopo aver completato il suo primo film, “Gli angeli dell'inferno”, decise di rigirarlo in versione sonora; battè il record del giro del mondo in aeroplano, completandolo in quattro giorni), Hughes finì per soccombere alla sindrome compulsivo-ossessiva, e terminò la sua vita come un recluso in preda alla paranoia. Ma che viaggio!

1. Brian Sweeney Fitzgerald, “Fitzcarraldo”
“Fitzcarraldo” può a buon diritto essere considerato una delle più grandi imprese nella storia del cinema: è risaputo che la sequenza in cui gli indigeni, guidati da Fitzcarraldo (Klaus Kinski), trascinano la nave su una collina tra due affluenti del Rio delle Amazzoni, è stata girata realmente. E non poteva essere altrimenti: come sarebbe possibile raccontare l'odissea di un uomo determinato a sfidare la natura portando a termine un'impresa titanica e folle, se non riprendendo tutto dal vero? Fitzcarraldo si fa alter ego del regista Herzog, e la sua megalomania – che nasce per altro da un ideale nobile: costruire un teatro dell'opera nella minuscola città peruviana in cui vive – è sottolineata alla perfezione dallo sguardo spiritato di un Kinski mai così intenso.
Vi ricordiamo che "127 Ore" è distribuito in Italia dalla 20th Century Fox
Per saperne di più
Il trailer del film
Dietro le quinte
La recensione di 127 ore