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Quando nel 2000 “Memento” fu presentato in occasione del Festival di Venezia, ottenne una standing ovation e divenne immediatamente un biglietto da visita di immenso valore per il suo giovane autore, Christopher Nolan. Per la verità, Nolan aveva già realizzato un altro lungometraggio, “Following”, ma fu senza dubbio con “Memento” che il suo nome divenne uno di quelli da tenere d'occhio. Seguì una carriera esplosiva, che trasformò in breve una promessa in una certezza, capace di attirare le più grandi star di Hollywood e budget sempre più elevati, anche grazie alla lungimiranza di uno studio come la Warner Bros., che sin da “Batman Begins” è diventato come una seconda casa per il regista. Questa settimana celebriamo l'uscita del suo nuovo attesissimo blockbuster, da lui scritto e diretto: ma prima di “Inception” (qui potete leggere la nostra recensione), rivediamo insieme le cinque scene madri della filmografia di Nolan. Avvertiamo però chiunque non abbia visto alcuni dei titoli di questa classifica: scenderemo nei dettagli e non mancheranno spoiler.
5. L'inseguimento sui tronchi d'albero - “Insomnia” (2002)
Chiunque dica che “Insomnia” non è un film di Chris Nolan solamente perchè si tratta di un remake, evidentemente non ha guardato con attenzione. Quando un autore trae una pellicola da un romanzo, si dice forse che il film non è opera sua? “Insomnia” è invece un distillato di Nolan, in cui la livida fotografia di Wally Pfister e un uso intelligente e straniante dei flashback contribuiscono a mettere in scena una realtà ambigua, nella quale i sensi ingannano anziché aiutare la detection. La maestria di Nolan nel creare un'atmosfera angosciosa è evidente nella scena in cui il detective Dormer (Al Pacino), inseguendo l'assassino Walter Finch (Robin Williams), cade sui tronchi d'albero trasportati dalla corrente. I secondi che seguono sono a dir poco claustrofobici e lo spettatore si sente affogare insieme a Pacino, che tenta invano di fare breccia attraverso i tronchi per poter riprendere fiato. Un assalto ai nervi degno di un grande regista.
4. L'addestramento di Ra's al Ghul - “Batman Begins” (2005)
“Da dove li pesca quei magnifici giocattoli?”, si chiedeva il Joker nel “Batman” di Tim Burton. “Batman Begins” spiega in parte questo, ma va oltre, raccontando anche il durissimo addestramento ninja cui Bruce Wayne (Christian Bale) si sottopone sull'Himalaya, sotto la guida di Ducard, alias R'as al Ghul (Liam Neeson). Wayne tira di spada, impara l'arte della teatralità e dell'invisibilità e domina le sue paure per diventare più di un uomo, una leggenda. Infine, scoperto che la Setta delle Ombre non è altro che una lega di spietati assassini e terroristi, si ribella e ne distrugge il tempio, salvando però la vita al suo mentore. Batman è già nato, anche se non indossa ancora il suo costume.
3. Remember Sammy Jenkins - “Memento” (2000)
Capolavoro di tecnica al servizio del racconto, “Memento” è da alcuni considerato un freddo esercizio di stile. A provare il contrario ci pensa una sequenza che rappresenta il cuore del film: la storia di Sammy Jenkins. Sammy è un uomo colpito dallo stesso disturbo del protagonista Leonard (Guy Pearce), che lui aveva incontrato anni prima, quando faceva l'agente assicurativo, e che adesso è diventato per lui niente più che uno strumento per ricordare costantemente il suo stato. Ma Sammy Jenkins è qualcosa di più, e mentre assistiamo allo straziante racconto di come abbia involontariamente ucciso la moglie, stanca di vivere accanto a un uomo che non è se non l'ombra di suo marito, Nolan insinua nel nostro cervello un terribile dubbio: e se quel goffo loser beffato dalla vita fosse proprio Leonard?
2. Il prestigio - “The Prestige” (2006)
“Non c'è niente di facile in due uomini che si dividono la vita”: Alfred Borden (Christian Bale) svela il suo trucco definitivo, una vita intera passata al servizio dell'illusione, vissuta a metà da due fratelli gemelli che hanno condiviso tutto. Ecco il segreto del “Trasporto umano”, trucco tanto incredibile quanto semplice, che ossessiona il rivale Robert Angier (Hugh Jackman) al punto da spingerlo a un sacrificio forse ancora più grande: l'annullamento di sé in un esperimento scientifico al limite del sovrannaturale. Un finale scioccante, anche perché, come il trucco di Borden, estremamente semplice. Nolan, da vero illusionista, ci porta fuori strada, ci distrae con un'avvolgente messa in scena tale da impedirci di vedere quanto sia in fondo lineare e cristallino il “prestigio”. Al punto che, anche dopo ripetute visioni, c'è chi giura che ci sia ben altro sotto, e che l'ultimo clone di Angier si muova, dentro la vasca. Potere dell'illusione che è il cinema.
1. La rapina in banca - “Il Cavaliere Oscuro” (2008)
Nolan ha più volte ammesso che una delle principali fonti d'ispirazione de “Il cavaliere oscuro” è “Heat - La sfida” di Michael Mann. La cosa è evidente nella sequenza d'apertura del film, quella in cui la gang del Joker (che si nasconde tra i suoi ignari uomini) rapina una banca della malavita. Se il logo della DC Comics e l'inconfondibile Pipistrello non fossero apparsi in testa alla pellicola, sarebbe impossibile capire di trovarsi di fronte a un film tratto da un fumetto: la regia è rigorosa e per nulla sopra le righe, il piano è freddo e calcolato e privo di elementi fantastici. “Il Cavaliere Oscuro” è un poliziesco con i supereroi, e il prologo – girato in IMAX – ne è la prova schiacciante. Nolan congiura un'introduzione ad effetto per lo schizofrenico Joker e regala un ruolo cameo a William Fichtner, uno degli attori di “Heat”.
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