Alle 21:15 su RaiMovie va in onda Papillon, film del 1973 di Franklin Schaffner con un magnifico Steve McQueen, attore scomparso fin troppo prematuramente ed entrato nel mito. Anche grazie a questo film.
Il film. Henri Charrière, un venticinquenne francese detto "Papillon" per via di una farfalla che porta tatuata sul torace, viene condannato all'ergastolo per un omicidio che non ha mai commesso. La sua esperienza, vissuta in quello che al tempo era probabilmente il peggior sistema carcerario del mondo, ossia la Guyana Francese dell'Isola del Diavolo e dei lavori forzati, sarà costellata da infruttuosi tentativi di fuga, che gli costeranno molti anni di isolamento, e da strette relazioni con altri detenuti, tra i quali il falsario Louis Dega, ma sarà accompagnata costantemente dal suo desiderio di libertà che, in età ormai avanzata, lo spingerà a tentare un'impresa apparentemente impossibile.
Dietro le quinte. Il film, tratto dall'omonimo romanzo autobiografico di Charrière, fu condizionato fortemente dalla scelta delle location. Non tanto quelle di Higuerote nel venezuelano Estado Miranda o quelle europee spagnole e francesi (delle riprese iniziali e finali), quanto piuttosto quelle giamaicane di Falmouth, Ferris Cross e Negril, dove vennero ambientate diverse scene della colonia penale. I problemi vennero dalle difficili condizioni metereologiche durante le riprese, una serie di furti di oggetti e macchine di scena e l'eccessivo uso di marijuana da parte della troupe, che causò ritardi importanti. Ma in generale non fu un set 'sereno', soprattutto per le tensioni tra i due protagonisti, con McQueen particolarmente duro nei confronti del giovane Hoffman, che dopo averlo definito "un ragazzo meraviglioso" ne parlò successivamente come "figlio di una cagna".
Perché lo amiamo. A dieci anni da La grande fuga, è sicuramente uno dei personaggi più riusciti nella carriera dell'attore di Beech Grove (Indiana) scomparso nel 1980 a 50 anni a Ciudad Juárez, in Messico, qui in una delle sue migliori interpretazioni. Per quanto diseguale nell'evoluzione il film può beneficiare della sceneggiatura di Dalton Trumbo (protagonista del recente biopic omonimo), che ne ha saputo fare un duro e riuscito dramma carcerario, e della mano di Franklin Schaffner, regista di Il pianeta delle scimmie (1968) e I ragazzi venuti dal Brasile (1978). Capace, altresì, di svilupparsi dando rilievo agli aspetti più umani della prigionia, come l'amicizia e i rapporti di solidarietà e rispetto che mette in scena. Difficilmente verremo altrettanto conquistati dall'annunciato remake del film...
La scena da antologia. Tra i vari tentativi di fuga e le scene di prigionia, imposssibile non scegliere quella scelta per la conclusione - che non vi riveliamo - girata sull'Isola di Maui, nelle Hawaii, e che agli sguardi più attenti potrebbe rivelare un paio di inaspettati blooper. Più 'presentabile' sicuramente la scena del sogno, nel quale McQueen - chiuso nella sua cella - si confronta con i suoi aguzzini proclamando la propria innocenza e venendo accusato di tutt'altro crimine, il "peggiore commesso da un essere umano": quello di "aver sciupato la propria vita".
I Premi. Incredibilmente nessuno! Nonostante le nomination all'Oscar del 1974, per la miglior colonna sonora originale di Jerry Goldsmith, e al Golden Globe dello stesso anno per la miglior interpretazione drammatica, ovviamente di Steve McQueen.
Dove e quando. Alle 21:15 su RaiMovie, canale 24 del digitale terrestre e canale 14 di TivùSat.
Il film. Henri Charrière, un venticinquenne francese detto "Papillon" per via di una farfalla che porta tatuata sul torace, viene condannato all'ergastolo per un omicidio che non ha mai commesso. La sua esperienza, vissuta in quello che al tempo era probabilmente il peggior sistema carcerario del mondo, ossia la Guyana Francese dell'Isola del Diavolo e dei lavori forzati, sarà costellata da infruttuosi tentativi di fuga, che gli costeranno molti anni di isolamento, e da strette relazioni con altri detenuti, tra i quali il falsario Louis Dega, ma sarà accompagnata costantemente dal suo desiderio di libertà che, in età ormai avanzata, lo spingerà a tentare un'impresa apparentemente impossibile.
Dietro le quinte. Il film, tratto dall'omonimo romanzo autobiografico di Charrière, fu condizionato fortemente dalla scelta delle location. Non tanto quelle di Higuerote nel venezuelano Estado Miranda o quelle europee spagnole e francesi (delle riprese iniziali e finali), quanto piuttosto quelle giamaicane di Falmouth, Ferris Cross e Negril, dove vennero ambientate diverse scene della colonia penale. I problemi vennero dalle difficili condizioni metereologiche durante le riprese, una serie di furti di oggetti e macchine di scena e l'eccessivo uso di marijuana da parte della troupe, che causò ritardi importanti. Ma in generale non fu un set 'sereno', soprattutto per le tensioni tra i due protagonisti, con McQueen particolarmente duro nei confronti del giovane Hoffman, che dopo averlo definito "un ragazzo meraviglioso" ne parlò successivamente come "figlio di una cagna".
Perché lo amiamo. A dieci anni da La grande fuga, è sicuramente uno dei personaggi più riusciti nella carriera dell'attore di Beech Grove (Indiana) scomparso nel 1980 a 50 anni a Ciudad Juárez, in Messico, qui in una delle sue migliori interpretazioni. Per quanto diseguale nell'evoluzione il film può beneficiare della sceneggiatura di Dalton Trumbo (protagonista del recente biopic omonimo), che ne ha saputo fare un duro e riuscito dramma carcerario, e della mano di Franklin Schaffner, regista di Il pianeta delle scimmie (1968) e I ragazzi venuti dal Brasile (1978). Capace, altresì, di svilupparsi dando rilievo agli aspetti più umani della prigionia, come l'amicizia e i rapporti di solidarietà e rispetto che mette in scena. Difficilmente verremo altrettanto conquistati dall'annunciato remake del film...
La scena da antologia. Tra i vari tentativi di fuga e le scene di prigionia, imposssibile non scegliere quella scelta per la conclusione - che non vi riveliamo - girata sull'Isola di Maui, nelle Hawaii, e che agli sguardi più attenti potrebbe rivelare un paio di inaspettati blooper. Più 'presentabile' sicuramente la scena del sogno, nel quale McQueen - chiuso nella sua cella - si confronta con i suoi aguzzini proclamando la propria innocenza e venendo accusato di tutt'altro crimine, il "peggiore commesso da un essere umano": quello di "aver sciupato la propria vita".
I Premi. Incredibilmente nessuno! Nonostante le nomination all'Oscar del 1974, per la miglior colonna sonora originale di Jerry Goldsmith, e al Golden Globe dello stesso anno per la miglior interpretazione drammatica, ovviamente di Steve McQueen.
Dove e quando. Alle 21:15 su RaiMovie, canale 24 del digitale terrestre e canale 14 di TivùSat.