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Robert Lorenz: Vi racconto Clint Eastwood...

Il regista di Di nuovo in gioco racconta a Film.it la collaborazione stretta con uno dei grandi cineasti del nostro tempo

Di nuovo in gioco - Clint Eastwood

20.11.2012 - Autore: Adriano Ercolani, da New York
Ha cominciato a lavorare con Clint Eastwood e la sua storica compagnia di produzione, la Malpaso, a metà degli anni ’90, durante le riprese de I ponti di Madison County. Adesso, dopo più di quindici anni, Robert Lorenz è salito al timone e l’ha diretto in Di nuovo in gioco. Abbiamo parlato con lui della sua lunga carriera accanto a un’icona così longeva e ancora oggi splendente del cinema americano.

Di nuovo in gioco clint eastwood intervista al regista
Robert Lorenz e Clint Eastwood ai Critic's Choice Awards

Sono quasi vent’anni che collabora a stretto contatto con Clint Eastwood. Come è cambiato come uomo e come filmaker?
Ricordo che il secondo film a cui ho lavorato era Potere assoluto, che ha girato quando aveva più o meno sessantacinque anni. In una scena Clint doveva calarsi da una finestra con una corda. Ho pensato: “Magari potessi farlo io alla sua età!”. E’ uno che si prende molta cura di se stesso. Con gli anni è diventato più riflessivo, anche riguardo la sua carriera. Credo gli piaccia essere visto adesso come un vecchio regista saggio. E’ rimasto però un uomo molto pratico, adotta lo stesso metodo di lavoro da sempre. Tempo fa ho visto delle featurette di Impiccalo più in alto e si comportava con la troupe esattamente come si comporta oggi. E’ collaborativo, contribuisce ogni volta che può e ci tiene a mantenere sempre il set rilassato.

Perché il suo stile di regia può essere considerato classico?
Ci sono cineasti anche geniali che però sono legati al loro tempo, alla cultura e alla moda degli anni in cui lavorano. I film di Clint sono fuori da qualsiasi definizione temporale. E questo perché cerca sempre la semplicità.

Anche se Jack N. Green era un grande direttore della fotografia, il cinema di Eastwood è migliorato a livello estetico da quando Tom Stern gli è subentrato…
Io e Tom abbiamo bruciato le tappe insieme. Lui è diventato il direttore della fotografia di Clint con Debito di sangue, lo stesso film per cui io sono diventato produttore. Eastwood non ama molto adoperare luci artificiali, preferisce sfruttare il più possibile la luce naturale, così Tom osserva moltissimo i set scelti e riesce sempre a trovare il meglio delle loro potenzialità. E’ incredibile come riesca ad interpretare le idee del regista e allo stesso modo creare una luce densissima, elegante col poco che ha a disposizione. Tom ha un istinto naturale per i tempi di esposizione, è un vero esperto per quanto riguarda la pellicola, di cui ama desaturare il colore. Anche le ombre le adopera in maniera espressiva, ricordo soprattutto in Mystic River e Changeling.

Di nuovo in gioco clint eastwood intervista al regista
Bacon e Penn nel capolavoro Mystic River

Qual è il film di cui va più fiero da quando lavora alla Malpaso?

Il mio preferito senza dubbio è Mystic River. E’ riuscito esattamente come tutti volevamo, Clint era in sintonia perfetta col tono, con la sceneggiatura e con gli attori. Nessuno si aspettava più tanto da lui né dal film, Gli spietati era ormai vecchio di più di dieci anni e non aveva fatto altri hit al botteghino. La Warner non ci mise pressione addosso, visto che si trattava di un film a basso budget. Alla fine rimanemmo tutti molto stupiti del grande risultato.

Eastwood ha diretto molti grandissimi attori. Chi l’ha impressionata maggiormente?
Ho apprezzato molto quando Gene Hackman è voluto tornare a lavorare con Clint in Potere assoluto dopo aver vinto l’Oscar con Gli spietati. Mi dispiace molto si sia ritirato dalle scene. Vorrei spendere poi una parola nei confronti di Kevin Bacon, una delle persone più vere e educate che abbia mai incontrato. Gli attori sanno essere persone magnifiche quando devono, e poi in altre situazioni lontano dalle scene mostrano il loro vero volto che magari non è poi così positivo. Con Kevin quello che vedi è quello che lui è, un uomo onesto e premuroso. Tim Robbins e Sean Penn sono finiti sotto i riflettori per Mystic River, hanno vinto l’Oscar, ma Kevin assolutamente non era da meno, lo hanno davvero sottovalutato.

Qual è il segreto della Malpaso?
La compagnia è nata per permettere a Clint di realizzare i film che voleva. Il segreto sta nell’avere sempre un approccio molto semplice ai progetti e ai problemi che comportano. La struttura della Malpaso è molto agile, pochi impiegati fissi che crescono di numero quando assumiamo per realizzare un film. Non siamo coinvolti in nessun progetto che non sia un film in cui Clint Eastwood crede, così possiamo focalizzare tutte le nostre energie in quello e cercare di farlo al meglio.

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Sul set di Letters from Iwo Jima

La sfida più impegnativa in tutti questi anni a livello produttivo?

Realizzare Flags of Our Fathers e Lettere da Iwo Jima è stata dura. Un’esperienza divertente, sotto alcuni punti di vista ed entusiasmante, ma senz’altro dura. Abbiamo girato tutto il mondo, siamo stati a Tokyo, in Islanda, ed eravamo costretti a muoverci in fretta, avevamo tempi di lavorazione molto serrati. Siamo stati via molto tempo, senza quindi poter vedere le nostre famiglie. E’ stato bello, ma sono contento che sia passato!

Quanto è importante lavorare sempre con le stesse persone, creare come una grande famiglia negli anni?
E’ sicuramente un’altra chiave per il nostro successo. Quando fai un film assembli differenti personalità e ogni volta devi cercare di capire come farle collaborare. E’ una questione di fiducia, sapere che il tuo collega farà il miglior lavoro possibile in ogni condizione. Ricreare questo feeling ogni volta vorrebbe dire sprecare tempo, noi invece ci conosciamo da tanto tempo e abbiamo meccanismi perfettamente oliati.

I film della Malpaso sono sempre a budget molto contenuto. Questo comporta sfide più grandi o al contrario meno pressione addosso?
Con un film come J. Edgar, un’opera che racchiude un lunghissimo periodo di tempo, è stata una sfida molto ambiziosa. Lo Studio non aveva intenzione di promuovere il film su larga scala, così non era intenzionato ad investirci una grande quantità di denaro. Questo ha ovviamente influito su set e location. Spesso comunque è bene avere dei limiti per quello che stai facendo, ti spinge a dare il meglio, a concentrare le tue energie. Molti registi continuano a girare e girare spendendo troppo tempo e denaro, non è mai stata la nostra politica.

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Clint in Di nuovo in gioco

E’ vero che Clint è deluso per non aver mai vinto l’Oscar come miglior attore?
Non ho mai saputo che ne era deluso, certamente penso sarebbe onorato di ricevere quel premio. Penso che a questo punto della sua carriera e della sua vita accetti i premi e anche i mancati riconoscimenti col giusto distacco. Forse è tornato davanti la macchina da presa per provare a prendersi l’Oscar, non lo escludo. Esporre in Di nuovo in gioco la sua età e alcuni dei suoi problemi è stato un atto molto coraggioso.

Produrrete con la Malpaso anche il remake di E’ nata una stella?
Ci stiamo lavorando, io dovrei figurare come produttore. E’ un progetto che rappresenta alcune sfide produttive nuove per me e per la Malpaso, stiamo cercando il giusto casting. Come progetto deve ancora prendere una fisionomia ben definita, non posso essere purtroppo più specifico. Abbiamo pensato a Tom Cruise, sebbene non sia ufficialmente a bordo ancora. Stiamo valutando anche molte altre ipotesi.

L’ultima domanda riguarda le idee politiche di Clint Eastwood…
Io e lui abbiamo idee politiche molto differenti. Penso però che avesse tutto il diritto di esternare le sue idee come ha fatto alla convention dei Repubblicani. Quali siano le nostre divergente a riguardo, non hanno comunque mai influito nel nostro rapporto di lavoro e ancor meno nella nostra amicizia.

Di nuovo in gioco, in uscita il 29 novembre, è distribuito dalla Warner Bros.


Per saperne di più
Il trailer
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