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Meryl Streep a Roma omaggia l’Italia: “Fuocoammare può vincere l'Oscar”

Alla Festa del Cinema l’attrice celebra il Belpaese, il talento di Alba Rohrwacher e spiega quel brutto difetto di Hollywood nei confronti delle donne 40enni

Meryl Streep

Meryl Streep

20.10.2016 - Autore: Alessia Laudati (Nexta)
Non pensate sia in qualche modo terribilmente ironico che un’attrice talentuosa come Meryl Streep si ritrovi a interpretare sullo schermo un personaggio femminile totalmente privo di estro? Un po’ sì, ma le contraddizioni non sono molto importanti quando si parla di un mito. Perché in questo caso i paradossi sono la regola. 

L'attrice, arrivata alla Festa del Cinema di Roma per presentare Florence Foster Jenkins, la vera storia di una leggendaria ereditiera newyorchese che negli anni ’40 fece di tutto per affermarsi come cantante pur non avendone assolutamente le capacità, ha raccontato alla stampa qualche assurdità del suo mestiere. Anzi ha fatto di più; le ha incarnate di fronte agli occhi dei presenti. Perché, ad esempio, prima del suo successo qualcuno a Hollywood voleva far finire la carriera delle attrici donne a soli 40 anni...

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In Florence Foster Jenkins si parla del rapporto tra passione e talento, lei cosa ne pensa?
 
Credo che il film parli di passione di tutti i tipi. Passione per il lavoro, passione degli uni per gli altri, passione per quello che facciamo per sostenerci a vicenda e passione per quello che ci sostiene nell’arte e nella vita. Cantare, come in questo film, senza passione è un peccato grave, cantare con passione senza talento è un altro errore, ma può essere divertente. 
 
Come ha preparato il personaggio di Florence?
 
Non ho mai avuto un ruolo come questo. Mi sono quindi preparata molto per cantare nel miglior modo possibile. Mi ricordo di aver sentito una volta un grande compositore americano, forse Gershwin, che suonava e cantava contemporaneamente. Il suono che noi sentivamo era stonato, ma presumibilmente lui lo sentiva come intonato. Forse si sentiva così Florence.
 
Un suo commento sulle elezioni americane?
 
Non credo di dovermi pronunciare circa il sessimo di Trump. Già sta facendo un ottimo lavoro per sé. Non sono sicura che sappia dove andare e che lo sappiano i suoi collaboratori. Tra una ventina di giorni credo che avremo Hillary Rodham Clinton come Presidente. Mi sembra una buona notizia. 
 
Nel film Hugh Grant protegge Foster dalle critiche negative. Le è mai capitato nella realtà?
 
Non leggo mai le recensioni perché non sai mai quando ti tendono un’imboscata dolorosa. Specialmente ora che il giornalismo di intrattenimento cerca di attaccarti sull’aspetto fisico e l’età. Capita spesso che mio marito dica che ciò che legge su di me è ottimo. E spesso non è vero. Credo si tratti di un gesto d’amore. 
 
Lei è un mito per le generazioni di spettatori, come onora questa responsabilità?
 
Avverto l’obbligo di smantellare una sorta di edificio. Quando arrivo al lavoro, con gli altri attori avverto questo timore nel lavorare con me. Ciò non aiuta di certo il lavoro e a volte coscientemente e nella maggior parte dei casi inconsciamente, provo a liberarmi di questo peso in modo che si possa lavorare insieme. La recitazione è un feeling reciproco e se c’è un grosso muro non funziona. Hugh Grant mi ha detto che aveva paura di lavorare con me, ma penso non fosse vero. In realtà pensava che dicendomelo mi sarei sentita meglio. Comunque, all’inizio mi dimentico le battute, mi sposto malamente e quindi tutti si rilassano e pensano che forse non sono poi così brava come pensavano. 
 
Lei si è espressa a Berlino a favore del film Fuocoammare. Lo sosterrà nella corsa agli Oscar?
 
Sì sono molto fiera che la giuria di Berlino abbia espresso così la propria opinione. Non è stato facile scegliere quel film basato su quelle immagini. Fuocoammare ci ha portato nella tragedia ma ci ha portato anche fuori. Questa è una ricetta per il mondo, perché spesso non sappiamo insegnare il male e come uscirne fuori. Secondo me ha ottime chance per l’Oscar. 

A lei dell’Italia cosa piace?
 
‘Amo tutti’ (lo dice in italiano ndr). Tutti vogliono essere italiani e anche io. 
 
C’è un’attrice che crede possa avere la sua fortuna in futuro?
 
Credo di aver spianato la strada per alcune attrici che magari potranno avere una carriera dopo i 40 anni, che era l’età limite per i miei tempi. Le attrici terminavano la loro carriera a quell’età per poi ritornare di nuovo a 60 anni e fare dei ruoli orribili. Adesso ci sono molte più opportunità. La televisione in parte ha contribuito ad aprirle. Un’attrice che ammiro è Alba Rohrwacher. Credo che sia incredibilmente speciale. 
 
Un ruolo che avrebbe voluto interpretare e non ha fatto?
 
Sì avrei voluto poter essere Patsy Cline in Sweet Dreams di Karel Reisz. Quel ruolo lo ebbe Jessica Lange, e fu perfetta più di qualunque altra persona, ma non ho mai perdonato Karel, mio amico, per non avermi dato il ruolo. 
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