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Leone alla carriera per William Friedkin

Il regista de L'esorcista e di Killer Joe torna a Venezia per ricevere il prestigioso premio e presentare un suo classico restaurato.

Leone alla carriera per William Friedkin

02.05.2013 - Autore: Mattia Pasquini
Il Cda della Biennale, presieduto da Paolo Baratta, ha accettato la proposta del Direttore della Mostra del Cinema Alberto Barbera: il Leone d’oro alla carriera della 70esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia sarà consegnato a William Friedkin.

Per l’immenso regista - entrato nella storia con pietre miliari del calibro di Il braccio violento della legge (The French Connection, 1971), L’esorcista (1973) o Cruising (1980) – sarà una occasione per tornare al Lido, dopo soli due anni e dopo il successo (e il premio della critica online, il Mouse d’Oro) del sorprendente Killer Joe, presentato in concorso nel 2011.
Occasione gradita, è ovvio, come ribadisce lo stesso filmmaker di Chicago: “Venezia, specialmente durante la Mostra, è una casa spirituale per me; il Leone d’oro alla carriera è qualcosa che non mi sarei mai aspettato, ma sono onorato di accettarlo con gratitudine e amore”.
Occasione, inoltre, per presentare il restauro – realizzato dalla Warner Bros. sotto la guida di Friedkin assieme al colorista Bryan McMahan – del suo gioiello del 1977, Il salario della paura, che lo stesso interessato rivela essere stato “il mio film più personale e il più difficile da realizzare”. “Sapere che sta per avere una nuova vita al cinema – ha aggiunti - è qualcosa di cui sono profondamente riconoscente.  Il fatto poi che il film abbia la sua prima mondiale alla Mostra di Venezia, è qualcosa che attendo con grande gioia. È una vera resurrezione di Lazzaro”.

Lo aspettiamo a Venezia dal 28 agosto al 7 settembre prossimi, e nell’attesa, per i più curiosi, riportiamo la motivazione con la quale Alberto Barbera ha sottoposto la candidatura al Cda della Biennale:
“ha contribuito, in maniera rilevante e non sempre riconosciuta nella sua portata rivoluzionaria, a quel profondo rinnovamento del cinema americano, genericamente registrato dalle cronache dell’epoca come la Nuova Hollywood. Dopo aver scardinato le regole del documentario con alcuni lavori televisivi impostisi per lo sguardo asciutto, spietato e imprevedibile, Friedkin ha rivoluzionato poi due generi popolari come il poliziesco e l’horror, inventando di fatto il blockbuster moderno con Il braccio violento della legge (1971, premiato con cinque Oscar, tra cui miglior film e miglior regia) e L’esorcista (1973, nominato a dieci Oscar). E’ stato poi autore di film in anticipo sui tempi come Il salario della paura (Sorcerer, 1977), Cruising (1980), Vivere e morire a Los Angeles (1985) e Jade (1995, presentato alla Mostra di Venezia in Notti veneziane), alcuni dei quali solo in seguito ampiamente rivalutati come autentici capolavori”. Scrive inoltre che Friedkin ha manifestato, negli anni, “una fedeltà rischiosa ai propri ideali che, allontanandolo dal centro del cinema hollywoodiano, lo ha spinto a cercare nel cinema indipendente quella libertà necessaria a perseguire la ricerca di un linguaggio fatto di spiazzamenti continui, di istinto visivo folgorante, visionario, allucinatorio, eppure insaziabilmente affamato di realtà anche quando sembra perdersi nel delirio cinetico, astratto e perfezionistico delle prepotenti sequenze d’azione e d’inseguimento che caratterizzano la sua opera in maniera emblematica. William Friedkin rappresenta ancora oggi l’esempio di un cinema esigente, intellettualmente onesto, emotivamente intenso, programmaticamente avventuroso ed erratico: un antidoto potente e generoso al crescente livellamento del cinema contemporaneo”.