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Il ritorno di Charles Manson, il serial killer più famoso invade cinema e TV

A cinquant'anni dall'uccisione di Sharon Tate, il leader della Manson Family torna al centro dell'attenzione in una serie di progetti, da Tarantino a Charlie Says

Charlie Says

13.03.2019 - Autore: Marco Triolo
Nella notte tra l'8 e il 9 agosto 1969, un uomo e due donne si introdussero in una villetta di Los Angeles e commisero una strage, uccidendo Sharon Tate, moglie di Roman Polanski incinta di otto mesi e mezzo, e i suoi ospiti. Avevano agito secondo gli ordini di Charles Manson, un cantautore fallito che, poco dopo, sarebbe stato processato e condannato a vita in quanto leader di un culto, soprannominato "Manson Family", responsabile di nove omicidi.



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Sono passati cinquant'anni da quei fatti terribili e ancora oggi è impossibile cancellarli dalla memoria collettiva. L'agghiacciante ricostruzione di quella notte d'estate sembra la trama di un qualsiasi horror del genere home invasion tanto in voga negli ultimi anni, e infatti lo è: Hillary Duff sarà presto al cinema in The Haunting of Sharon Tate, pronto giusto in tempo per capitalizzare non solo sull'anniversario, ma sul prossimo film di Quentin Tarantino, C'era una volta a Hollywood. Se avete mai pensato che gli home invasion, in fondo, non siano plausibili, ripensateci. Perché Tex Watson, Susan Atkins e Patricia Krenwinkel, in quella villetta al 10050 di Cielo Drive, hanno fatto di peggio.
 
Dato l'importante anniversario non stupisce che i delitti di Manson stiano tornando al centro dell'attenzione. Mary Harron, regista che già ha raccontato la psicopatia nel cult American Psycho, torna sull'argomento con il suo prossimo film, Charlie Says, che esamina le conseguenze degli omicidi non sulle famiglie delle vittime, ma sui colpevoli stessi. In particolare Leslie Van Houten (Hannah Murray), Patricia Krenwinkel (Sosie Bacon) e Susan Atkins (Marianne Rendón), chiuse in un penitenziario californiano e costrette ad affrontare l'enormità delle loro colpe quando una studentessa, Karlene Faith (Merritt Wever), si mette in testa di riabilitarle. Matt Smith, ex Dottore di Doctor Who, interpreta Manson, e la somiglianza è notevole. Vediamo insieme il trailer.

 
La Family di Manson era composta quasi esclusivamente da giovani donne, rapite dal carisma di un uomo che annunciava una imminente "guerra razziale" e sosteneva che quei delitti l'avrebbero velocizzata. Sembrano temi perfetti per Quentin Tarantino, uno che sui personaggi femminili fuori dagli schemi ci ha costruito una carriera. E infatti, quando il suo C'era una volta a Hollywood è stato annunciato, pareva che dovesse raccontare proprio la storia vera della Family - in particolare delle donne che commisero i Tate Murders. Prima volta per Tarantino nel genere biopic, si diceva. Ma ovviamente il regista di Bastardi senza gloria ama tradire le aspettative. Il suo film sarà una storia corale ambientata a Los Angeles nel 1969 e incentrata su altri personaggi - quelli interpretati da Leonardo DiCaprio e Brad Pitt, su tutti - con i delitti a fare da sfondo. Margot Robbie sarà Sharon Tate, quindi siamo abbastanza certi che la sua uccisione avrà un peso nelle vicende, ma aspettiamoci di venire sorpresi.

 
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La curiosità circa il film di Tarantino è che l'attore che interpreterà Manson, Damon Herriman, interpreterà lo stesso ruolo nella seconda stagione di Mindhunter. Le fonti sono discordanti su chi abbia messo a segno per primo il casting. Nella serie Netflix prodotta da David Fincher, e incentrata sugli agenti FBI che svilupparono il moderno sistema di profiling dei criminali, vedremo un Manson più in là con gli anni, già carcerato nei primi anni '80. C'era da aspettarselo, visto che Mindhunter ruota proprio attorno alle interviste fatte dai due protagonisti, Holden Ford (Jonathan Groff) e Bill Tench (Holt McCallany), ai serial killer in carcere.

Il "revival di Manson", se vogliamo chiamarlo così, è però già iniziato l'anno scorso con 7 sconosciuti a El Royale di Drew Goddard. Nel film, ambientato non a caso nel 1969, Chris Hemsworth interpreta Billy Lee, affascinante, carismatico e totalmente folle leader di un culto che ha commesso una serie di omicidi a Malibu. I punti di contatto sono troppi per essere ignorati.

 
Sono passati cinquant'anni da quei fatti, ma anche dal 1969. Un anno che viene ricordato anche per Woodstock e come apice del movimento hippie, di cui Charles Manson era il lato oscuro e impazzito. Fatti come questi anticipavano la decisa virata verso la paranoia e la violenza del decennio successivo, gli anni '70 che tanto hanno dato al cinema odierno. Raccontare Manson, e il 1969, è dunque non solo un modo per esorcizzare quegli orrori, ma per esplorare un momento unico nella storia del Ventesimo Secolo. La fine di un'era, un punto cardine in cui, come nel paradosso di Schrödinger, bene e male, utopia e distopia, coesistevano.