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Il Profeta: piccolo/grande Uomo

Il Miglior Film di Cannes 2009, dato da molti come Palma d'Oro, si è aggiudicato il Grand Prix della Giuria. La pellicola di Jacques Audiard, dopo avere dominato ai César, è stata anche nominata all'Oscar. Dal 19 marzo al cinema.

Il Profeta: piccolo/grande Uomo

11.03.2010 - Autore: Nicoletta Gemmi
All’ultimo Festival di Cannes ha commosso persino Quentin Tarantino, il cui stile viene qui sovvertito: anziché astratta, eccessiva e cartoonesca, la violenza ne Il Profeta è di puro e crudo realismo. Alla fine della proiezione ufficiale, il regista di Bastardi senza gloria è rimasto in piedi, con gli occhi lucidi, per dieci minuti ad applaudire Audiard.

Condannato a sei anni di carcere, il diciannovenne Malik El Djebena non sa né leggere né scrivere. In prigione, Malik sembra più giovane e fragile rispetto agli altri detenuti. Preso di mira dal leader della gang corsa César Luciani che spadroneggia all’interno e all’esterno delle mura, Malik è costretto a svolgere numerose ‘missioni’, che però lo fortificheranno e gli meriteranno la fiducia del boss. Ma Malik è coraggioso e impara alla svelta, e non esiterà a mettere a punto un suo piano segreto. Da impaurito e analfabeta il ragazzo uscirà uomo duro, spietato e violento.

Una pellicola dal ritmo serratissimo, nonostante le due ore e mezza di durata, e un cast strepitoso: dallo sconosciuto e giovane Tahar Rahim, nel ruolo di Malik, al grande attore feticcio di Audiard, Niels Arestrup nei panni del boss Luciani. Nel film il carcere è metafora del mondo contemporaneo, un piccolo microcosmo multirazziale e razzista, sanguinario e disumano, in cui l’unico profeta possibile è un nuovo modello di criminale, oscillante tra bene e male.

Ha affermato Audiard: “Mi interessava trasmettere l’idea che attraverso la conoscenza e la pratica si può arrivare a conquistare il potere. Malik rompe gli schemi, segue un suo percorso mentale, ha una straordinaria capacità di adattamento che prima utilizza per salvarsi la pelle e infine per raggiungere un livello superiore di supremazia”.