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Il miglio verde vent'anni dopo, il grande film con Tom Hanks ci commuove tutte le volte

Era il 10 dicembre 1999 e il regista Frank Darabont tornava a esplorare il mondo di Stephen King con un prison movie lungo tre ore

10.12.2019 - Autore: Pierpaolo Festa
C’è una storia interessante che lega alcuni dei protagonisti de Il miglio verde. Attori come Sam Rockwell e naturalmente Michael Clarke Duncan (che fu nominato all’Oscar per il ruolo di John Coffey), volti del cinema americano per i quali quel film ha rappresentato la più grande occasione delle loro carriere. La storia riguarda il loro collega Tom Hanks che, nel momento in cui aveva finito di girare i suoi primi piani, decideva comunque di rimanere sul set e recitare con i suoi colleghi. Anche quando la sua presenza non era richiesta. Nei contenuti speciali del DVD la troupe commenta questa scelta come se si fosse trattato di un gesto "enorme" da parte di una star come Hanks. Nell'ascoltare quelle parole, per un momento reagiamo come se dessimo per scontato che un attore debba comunque rimanere sul set fino alla fine. Ma le cose a Hollywood non stanno così: si dice che Ben Affleck sul set di Armageddon abbia recitato i suoi primi piani davanti a una pallina da tennis usata per rimpiazzare Bruce Willis.



Rockwell ancora oggi, e Duncan prima della morte prematura avvenuta nel 2012 a soli 54 anni, hanno sempre riconosciuto eterna gratitudine a Hanks per quel suo gesto. Rivelando come la presenza costante dell’attore sul set li abbia aiutati a dare il massimo nella loro performance. 
 
Il miglio verde dunque ci regalava due nuovi grandi attori. Usciva negli USA il 10 dicembre del 1999, esattamente vent'anni fa. E diciamolo subito: nonostante sia un “prison movie” che riunisce la fonte narrativa di Stephen King e la regia di Frank Darabont, il film non è altrettanto bello quanto Le ali della libertà. Quel primo adattamento di Darabont diventato "classico istantaneo": una potentissima storia di amicizia, messa sullo stesso piano dell'altro tema del film, il dramma di un uomo innocente imprigionato per quasi trent'anni. 

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Il miglio verde, invece, dilata i tempi, interessato più a catturare la magia e la purezza che si può trovare anche in un inferno come il "braccio della morte". Se lo girassero oggi, probabilmente diventerebbe una serie TV. In sceneggiatura Darabont è sempre fedelissimo nell’adattare King: il maestro del brivido pubblicò il suo romanzo inizialmente in diverse puntate, e il regista dunque si prende tutto il tempo e realizza un film lungo oltre tre ore. 
 
Il film segna forse il punto più alto della bontà dei personaggi di Tom Hanks (in attesa del prossimo Un amico straordinario), secondino con un cuore enorme. Un uomo che piange quando si ritrova a eseguire la sentenza di morte alla fine del film. “Roll on with Two” dice il protagonista, dando l’ordine di attivare la leva che ucciderà il suo amico legato alla "vecchia scintillante", ovvero la sedia elettrica del penitenziario di Stato. Darabont assembla questo momento dosando con maestria le emozioni e arrivando a farle esplodere: gli basta puntare la macchina da presa su Hanks. Un bellissimo primo piano in cui l'attore trattiene a stento le lacrime. 

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Siamo dalle parti delle colonne portanti del cinema tratto da Stephen King (sebbene il film più bello di Darabont rimanga il suo più coraggioso, The Mist). L’intero cast è sorprendente: David Morse nei panni di Brutal, Bonnie Hunt in quelli di Mrs. Hedgecombe, Patricia Clarkson, James Cromwell, Barry Pepper secondino che piange, Michael Jeter (caratterista scomparso anche lui troppo presto), il perfido Doug Hutchinson e Harry Dean Stanton nel ruolo di un vecchio ergastolano con qualche rotella fuori posto. Tutti sono perfettamente in parte.  


 
L’immagine che colpisce di più è quella di Michael Clarke Duncan seduto in una sala cinematografica. L'ultimo desiderio di un detenuto (innocente) prima di andare a morire. Darabont rimane sul volto dell'attore, un gigante con un'espressione meravigliata come quella di un bambino. Eccolo guardare Cappello a cilindro con Fred Astaire e Ginger Rogers. Una scena capolavoro a cui la mente va rapidamente tutte le volte che si parla di "cinema che cita il cinema".

Il miglio verde è un gran bel film composto da momenti di grande cinema. Un dramma con tocchi di fantascienza e horror in grado di raggiungere diverse generazioni di spettatori, senza avere paura di mettere in discussione l'efficacia di una "soluzione" come la pena di morte. Ed è soprattutto un film in grado di fare piangere anche il più coriaceo degli spettatori