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Il Labirinto del Fauno

La pellicola possiede un'eleganza visiva davvero impressionante: le figure che popolano il film sono tutte magnifiche ed allo stesso tempo inquietanti, a cominciare dal fauno protagonista della vicenda

Il Labirinto del Fauno

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
   

Dopo la doppia parentesi hollywoodiana costellata dai due successi commerciali e tutto sommato anche di critica di “Blade II” (id., 2002) e di “Hellboy” (Id., 2004), il messicano Guillermo Del Toro torna in patria per confezionare questa favola dark/horror sicuramente riuscita nella confezione e nell’aspetto puramente visivo, molto meno per quanto riguarda la costruzione narrativa e la profondità dei personaggi. Grazie anche alla splendida fotografia di Guillermo Navarro, il film possiede un’eleganza visiva davvero impressionante, su cui l’idea di messa in scena del cineasta riesce a sprigionarsi in tutta la sua fantasmagorica vena creativa: le figure che popolano il film sono tutte magnifiche ed allo stesso tempo inquietanti, a cominciare dal fauno protagonista della vicenda. Molti hanno tirato in ballo la poetica “dark” e visionaria del primo Tim Burton. A nostro avviso, se “Il Labirinto del fauno” ci ricorda un’altra pellicola,essa è sicuramente l’affascinante e parzialmente incompreso “Legend” (id., 1985) di Ridley Scott, anch’essa opera popolata di luoghi incantati e figure fiabesche.




Bellissimo da guardare, capace in alcune scene di trasportare lo spettatore in un mondo fantastico assolutamente affascinante, “Il Labirinto del fauno” rimane però un’opera riuscita soltanto a metà, a causa di uno svolgimento narrativo piatto e malamente dipanato tra realtà e fantasia. Un’occasione persa per realizzare un capolavoro del genere. Ciò che rimane è cinema espresso in potenza, ma non basta a convincere del tutto.