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Il film, quello che c'e'

Nel film c'è quasi tutto. C'è l'infanzia: un padre forte, ottimo condottiero e re, ma davvero umano. C'è la madre sempre anche troppo ingombrante: Olimpiade. C'è un infanzia di corte, fatta di intrighi, morte, aspettative. Eppoi c'è il viaggio, la conquista.

Alexander

20.04.2005 - Autore: Matteo Nucci
  Riuscire a raccontare la brevissima vita e le incredibili conquiste e il sogno prepotente di Alessandro doveva essere davvero un’impresa da togliere il fiato se nessuno mai l’aveva davvero affrontata. Innumerevoli i progetti mai portati a termine, ultimo quello di Baz Luhrmann, bruciato sul tempo da un Oliver Stone che alla storia ha pensato per oltre quindici anni. Quel che ne è venuto è il film più costoso nella storia del regista (155 milioni di dollari) e quello che ha richiesto se non il più grande sforzo certamente i più intensi studi. Oliver Stone non ha peccato di presunzione. Si è affidato alla collaborazione di Robin Lane Fox, professore a Oxford e autore di una fortunata biografia di Alessandro (ora disponibile anche in italiano), capace di aiutarlo nella ricostruzione storica e nelle scelte decisive, oltre a essere presente, in qualità di cavaliere, nella celebre (e nel film grandiosa) battaglia di Gaugamela, quella in cui Alessandro (Colin Farrell)  annientò l’esercito persiano, mise definitivamente in fuga Dario e divenne signore d’Asia.   Nel film c’è quasi tutto. C’è l’infanzia: un padre forte, ottimo condottiero e re, ma davvero umano. Filippo (Val Kilmer) beve molto, ama troppo le donne, non accetta i riti dionisiaci cui la madre di Alessandro si affida e ovviamente non tollera che l’(ex)moglie possa ritenere che padre di Alessandro non sia stato lui bensì Zeus. C’è la madre sempre anche troppo ingombrante: Olimpiade (Angelina Jolie), la donna dionisiaca e serpentina che nutre le massime ambizioni per il figlio, paragonato fra gli eroi soltanto ad Achille: breve vita e destino di grandezza. C’è questo bambino dal carattere complesso (Connor Paolo), già perso in un complesso edipico che non si chiamava certo così nel mondo che la tragedia di Edipo l’aveva partorita. Un bambino sensibile, diviso fra l’ammirazione per il padre e l’ascendente uterino della madre, fra l’intelligenza, l’abbandono e il sogno, fra Eracle, Achille e Dioniso. C’è un infanzia di corte, fatta di intrighi, morte, aspettative. Eppoi c’è il viaggio, la conquista.   Diventato re, dopo la battaglia di Gaugamela, c’è l’Alessandro esploratore. L’uomo divorato dal sogno di unire est ed ovest, l’Alessandro raccontato dalla voce di un suo amico, luogotenente, ammiratore, quel Tolomeo (Anthony Hopkins) che di lui avrebbe scritto molti anni dopo ad Alessandria d’Egitto, una delle tante città fondate dal conquistatore. C’è quindi la marcia, l’inseguimento di Dario, Babilonia, le meraviglie dell’oriente, l’India, la repressione delle rivolte intestine e dei complotti, l’uccisione di amici cari e il dilemma continuo fra l’umanità delle sue truppe e la forza dell’utopia, la potenza del bisogno di andare sempre oltre. C’è l’amore per l’amico di sempre Parmenione (Jared Leto) e il matrimonio con Rossane (Rosario Dawson), il primo dei matrimoni con cui Alessandro cercò di spingere all’unione con i popoli ‘conquistati’. E infine c’è il dolore e il lutto per l’amico, immenso come il dolore di Achille per Patroclo, e come in quel caso, dopo poco, c’è la morte.