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I trent'anni di RoboCop: dieci ragioni per rivederlo ancora oggi

Il capolavoro action distopico di Paul Verhoeven spegne trenta candeline. Ecco perché è ancora un film attualissimo

RoboCop

17.07.2017 - Autore: Marco Triolo (Nexta)
Da noi sarebbe arrivato solo il 30 ottobre, ma RoboCop usciva in USA il 17 luglio 1987. Il film di Paul Verhoeven compie dunque trent'anni e, incredibile a dirsi, non è invecchiato di un giorno. Si tratta di uno dei più grandi classici del cinema popolare americano degli anni '80, ma ciò che lo rende immortale è la sua capacità di parlare dell'America di allora come di quella di oggi. Satira mascherata da grandissimo intrattenimento – e questo lo si deve principalmente a quel genio di Paul Verhoeven, che avrebbe bissato con Atto di forza pochi anni dopo.
 
Per festeggiare degnamente questo anniversario, abbiamo pensato di elencare dieci ragioni per rivedere RoboCop oggi, o per scoprirlo nel caso non l'aveste già fatto. O nel caso foste incappati nel dimenticabile remake convinti che fosse quello RoboCop. Abbiamo una notizia per voi: non lo è, neanche lontanamente...

 
Non ne fanno più così. Sembra un cliché, spesso lo è. Ma RoboCop è effettivamente un tipo di film che ormai si fa davvero poco, specialmente nel mainstream hollywoodiano. È pura satira politica e denuncia sociale, mascherata da action movie. È quello che la grande fantascienza dovrebbe sempre essere: uno sguardo sul presente, rispecchiato da un futuro distorto che ne mette in luce gli sviluppi più sinistri.
 
È lungimirante. RoboCop è una riflessione lucidissima sulle derive autoritarie del potere e sull'onnipresente sguardo dei media che entrano nelle nostre case e ci ipnotizzano. Insieme a Demolition Man è un film d'azione capace di prevedere molte svolte della società moderna. Con enorme lungimiranza, immagina un futuro in cui le dittature non si servono più delle intimidazioni e della violenza per soffocare la libertà dei cittadini. Al contrario, è sufficiente dare loro tutto ciò che hanno sempre desiderato.

 
La violenza. Paul Verhoeven non ci andava per nulla leggero con lo spargimento di sangue. Basta la scena in cui l'ED-209 crivella di colpi un impiegato della OCP per capire di non trovarsi di fronte a un film di oggi. Negli anni '80 c'era molta più libertà di eccedere con la violenza, se questa aveva un senso logico. Verhoeven sembra il maestro della carneficina gratuita (si pensi anche ad Atto di forza, ma anche al più tardivo Starship Troopers), ma in realtà la usa per scioccare al punto da metterne in luce l'esagerazione quasi parodistica. Una linea sottile che solo lui sapeva cavalcare con grande abilità.
 
Il look. Il personaggio di RoboCop divenne una vera e propria icona in quegli anni. Anche chi non aveva mai visto il film lo conosceva. Il look del personaggio venne disegnato dal grande Rob Bottin (sì, non stiamo scherzando, si chiama così), creatore degli epocali effetti speciali de La cosa. Il budget per il costume fu fissato a più di un milione di dollari.

 
Peter Weller. Sottovalutato, perché in fondo nascosto da un pesante costume per buona parte del film, Peter Weller è invece un signor attore. Nel film fa un grandissimo lavoro mimico: recitare con gli occhi nascosti e passare comunque alla storia non è da tutti. E pensare che Verhoeven e la produzione avrebbero preferito Rutger Hauer o Arnold Schwarzenegger nel ruolo.
 
Kurtwood Smith. Chi ama That '70 Show conoscerà certamente Kurtwood Smith per il ruolo del burbero Red Forman, ma prima di quella parte Smith fu Clarence Boddicker in RoboCop. È uno dei cattivi del film, ma in realtà alla fine è solo una marionetta mossa dal vero cattivo Ronny Cox. E funziona perché all'apparenza fuori parte: è un tipo qualunque, con un principio di calvizie. Non sembra davvero uno spietato villain, e invece dimostra un carisma fuori dal comune e ruba la scena a tutti.

 
Miguel Ferrer. Lo stesso si può dire di Miguel Ferrer nel ruolo di Bob Morton, creatore di RoboCop. Ferrer, cugino di George Clooney, era un caposaldo del reparto caratteristi anni '80/'90. Oggi lo possiamo vedere nel suo ultimo ruolo in Twin Peaks (che aveva interpretato anche allora). Purtroppo Ferrer ci ha lasciati a gennaio: RoboCop è un'occasione buona per goderselo all'apice della carriera.
 
“Vivo o morto, tu verrai con me”. Ci sono poche frasi ad effetto memorabili come questa. La battuta pronunciata da Murphy/RoboCop è ancora oggi nella Top Five delle migliori del cinema action americano.

 
Cyberpunk. Il genere Cyberpunk, con i suoi paesaggi distopici e la sua riflessione sui rischi dell'evoluzione tecnologica, al cinema non è stato frequentato tanto come in letteratura. RoboCop è uno degli esempi del Cyberpunk migliore e tutti i veri fan della fantascienza dovrebbero tenerlo stretto nella loro collezione home video.
 
Body horror. Negli anni '80 c'erano inoltre David Cronenberg, Brian Yuzna, Shinya Tsukamoto a giocare nel reparto cinema di genere d'autore, con le loro spietate e agghiaccianti visioni body horror. Un filone che esamina proprio la deformazione del corpo, spesso mischiandolo con la tecnologia. RoboCop ne è a suo modo un esempio: uomo e macchina si fondono per parlare di come la tecnologia stesse entrando prepotentemente nelle nostre vite. E ancora adesso il film porta a casa il risultato con inquietante precisione e preveggenza.