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Hugo Cabret - La nostra recensione

Squilibrato e poetico, il primo film 3D di Martin Scorsese è una riflessione sulla magia della Settima Arte

Hugo Cabret

03.02.2012 - Autore: Adriano Ercolani, da New York
Se pensavamo che il genio cinematografico di Martin Scorsese non avrebbe più potuto sorprenderci, ecco arrivare “Hugo Cabret” a dimostrare che ci sbagliavamo. Nel bene e nel male questo adattamento scritto da John Logan e tratto dal romanzo di Brian Selznick è il primo vero tentativo del cineasta di realizzare una “favola” edificante, cosa che in passato aveva tentato soltanto nel prologo di “Alice non abita più qui”, datato addirittura 1974.

Sacha Baron Cohen, Asa Butterfield e Chloe Moretz in una scena di Hugo Cabret

Dopo la prima, straordinaria inquadratura che apre il film – e che risulta programmaticamente posticcia per inserire subito la storia dentro le coordinate estetiche della fiaba contemporanea – parte la vicenda del piccolo Hugo Cabret (Asa Butterfield), bambino che vive dentro le mura della stazione ferroviaria di Parigi. A livello narrativo, la partenza del film non è di certo esaltante: Scorsese sembra indugiare troppo sull’atmosfera fantastica della messa in scena, il ritmo non decolla, e una volta tanto le musiche melodiose di Howard Shore vengono adoperate in maniera eccessivamente invasiva. Ecco però che il flashback che racconta la storia passata di Hugo e di suo padre (un convincente Jude Law) comincia a scaldare i sentimenti dello spettatore, in attesa che si riveli l’anima principale del film. Man mano che infatti si dipana la vicenda del ragazzo e il suo rapporto con il misterioso anziano George (il sempre efficace Ben Kingsley) iniziamo a percepire che Hugo Cabret” è una riflessione poetica ed appassionata sulla storia del cinema, sulla magia della creazione artistica, sul potere dell’immaginazione e sulla forza della visione.

E allora si capisce anche perché Scorsese ha voluto girarlo in un ottimo 3D: vedere i primi filmini dei fratelli Lumière o le prime invenzioni di Méliès riportati sul grande schermo da questa nuova tecnologia diventa un’esperienza che fonde passato e presente in un unico calderone che però esplicita con totale poesia la potenza evocativa del Cinema con la “C” maiuscola. E anche se la seconda parte del film soffre di alcuni svarioni di ritmo e di una certa melensaggine, glieli possiamo perdonare senza problemi, perché l’amore che Scorsese ha messo in questo suo bizzarro e sfavillante lavoro è tangibile e ammirevole.

Asa Butterfield e Jude Law in Hugo Cabret

Hugo Cabret è un lungometraggio tutt’altro che perfetto: come favola è narrativamente debole e forse è troppo teorico nel suo messaggio: ma quando mescola con audacia assoluta omaggio cinefilo al passato, visione di cinema articolata, discorso su dove sta andando e insieme dove è nata la nostra amatissima Settima Arte, è praticamente impossibile non emozionarsi.

Hugo Cabret”, in arrivo il 3 febbraio, è distribuito in Italia da 01. Per saperne di più, guardate il trailer.