Eastwood racconta del destino che avvicina tre personaggi le cui vite sono state colpite dalla tragedia: dalla giornalista francese sopravvissuta per miracolo a uno tsunami, al bambino di Londra che perde il fratello gemello in seguito a un incidente, al sensitivo di San Francisco capace di mettere in contatto i vivi con i loro cari perduti, quella che lui stesso definisce più una maledizione che un dono.

I vivi con i vivi, i morti con i morti, dovrebbe essere così, ma in “Hereafter” più ci si avvicina all’aldilà, più si comprende meglio l’importanza di questa nostra fragile esistenza. Ed Eastwood realizza un toccante melodramma paranormale, messo in scena con la solita naturalezza e il suo stile classico: il regista orchestra una serie di emozioni pure, riuscendo a provocare le lacrime prima che cali il sipario. Il sempre più bravo Matt Damon non è mai stato così tanto sofferente nei panni di un uomo che ha dedicato la sua vita ai morti e che per questo ha finito per pagarne il prezzo e ritrovarsi da solo. E, nel raccontare le altre due storie, il regista riesce anche a inglobare alcune delle vere tragedie del ventunesimo secolo come lo Tsunami o i bombardamenti alla metro di Londra. Per una volta Eastwood apre il film con una massiccia dose di effetti speciali e, sebbene visivamente il risultato non sia sempre impeccabile, alcune delle prospettive subacquee di quella prima sequenza sono davvero di grande impatto.

E il regista chiude la sua nuova opera in un culmine di poesia con una bellissima immagine finale musicata dalle sue note, tanto malinconiche quanto pacifiche. Uno dei film più intimi di Eastwood in cui non c’è nessuno che impugna un fucile, lancia una palla da rugby o indossa i guantoni, ma tutti i personaggi, a poco a poco, confrontano se stessi e superano le loro paure per tornare a riabbracciare la vita. Un’altra standing ovation per il maestro Clint.
“Hereafter” sarà distribuito nei cinema dalla Warner Bros. a partire dal 5 gennaio
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Photostory: Hereafter
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