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Harry Potter e I doni della morte: Pro

Ben diretta e spettacolare, la prima parte del capitolo finale della saga della Rowling mostra il protagonista diventato adulto e capace di prendere le decisioni da solo

Harry Potter e i Doni della Morte - Parte I

18.11.2010 - Autore: Federica Aliano
Sono trascorsi nove anni da quando, per la prima volta, abbiamo visto il maghetto di Hogwarts sullo schermo. Da allora i tre protagonisti della saga lettararia fantasy più venduta del decennio sono cresciuti e molto cambiati, non solo fisicamente, tanto che adesso possono reggere un film praticamente da soli, senza il supporto del favoloso cast di attori adulti che interpretano i professori della Scuola di Magia e Stregoneria. Certo, di strada da fare ne hanno ancora moltissima, soprattutto Radcliffe, ma il racconto questa volta prevedeva che Harry viaggasse con i suoi due amici e, dal momento che il testo è in finta terza persona, è consequenziale che anche lo spettatore li segua. Quel che fa il Signore Oscuro, quindi, possiamo saperlo solo atttraverso le visioni del nostro giovane eroe, che ha un pericoloso contatto mentale con Voldemort.

Daniel Radcliffe ne I doni della morte

David Yates si cimenta qui con un horror in piena regola, e sebbene non sia presente nella pellicola nemmeno una trovata registica originale, svolge piuttosto bene il suo mestiere, soprattutto nelle tanto temute e spettacolari sequenze di volo, battaglia e Smaterializzazione. Nonostate la trama del corposo, bellissimo libro della Rowling sia stata divisa in due parti, la sceneggiatura si è trovata costretta anche qui a tralasciare molti elementi. Ancora una volta chi scrive non si trova d’accordo cone le scelte di Steve Kloves, che preferisce aggiungere azione a spese dell’introspezione, che qui sarebbe stata quantomai necessaria, ma l’unica volta che l’adattamento di un capitolo di questa saga fu affidato a un altro, Michael Goldenberg firmò lo script del peggior Harry Potter in assoluto, il quinto. Dispiace non poco che tutto l’affaire Silente (e il rapporto del grande mago con Gellert Grindelwald) sia stato taciuto in questo adattamento, ma in compenso sono cresciuti gli elementi gotici e orrorifici, e il momento di inserirli era anche giunto da un pezzo.

Harry e Ginny si baciano ne I doni della morte

Harry continua a essere quell’eroe incapace di far del male che è sempre stato, ma questa volta non è più uno studente diligente che fa quel che gli viene detto dal preside o dagli adulti che stima: ora Harry è adulto e le decisioni le prende da solo, spesso insegnando agli amici e trattando i grandi da pari a pari. Questo è il capitolo più politico dell’intero franchise; sullo schemo tale aspetto è stato messo un po’ in secondo piano, per poi tornare prepotentemente e visivamente nell’opuscolo razzista contro i Nati Babbani della strega (non nell’accezione positiva del termine) Dolores Umbridge, che presenta una grafica futurista simile a quella che veniva utilizzata per la propaganda del Ventennio, e soprattutto nell’incisione “Mudblood” che Bellatrix fa sull’avambraccio di Hermione. Immagini potenti, sicuramente non adatte a un pubblico di bambini piccoli, ma che faranno bene ai più grandicelli, che oggi si trovano senza punti di riferimento, veri modelli di ruolo da cui prendere esempio. Il prodotto per ragazzi di qualità è un oggetto in via d’estinzione, ma per fortuna c’è questo franchise a tenerne ancora alto il vessillo.