Prendiamo ad esempio Ron Howard,
autore reduce dai clamori e dalle sale piene del suo “Il codice Da Vinci” (The
Da Vinci Code, 2006): dopo aver rinsaldato la sua posizione all’interno
dell’establishment hollywoodiano si è dedicato al progetto più contenuto di
“Frost/Nixon”, adattamento cinematografico della piece teatrale di Peter
Morgan.
Il primo, grande pregio del film
sta nello script di Peter Morgan, uno scrittore che sta dimostrando di lavoro
in lavoro una straordinaria capacità di coniugare affresco storico-politico ed
introspezione psicologica. Pensiamo ad un altro ottimo copione come “The Queen”
(id., 2006): in questo suo nuovo lavoro Morgan riesce addirittura ad inserire
nella struttura narrativa ad orologeria lo sviluppo di due personaggi dalla
vita interiore sfaccetta a complessa, perfettamente raccontata sul grande
schermo. Ma la vera grandezza della sceneggiatura non sta tanto nelle
cosiddette “scene madre”, quanto piuttosto in quelle apparentemente di
raccordo, che nascondo alcune finezze di scrittura davvero impressionanti.


NOTIZIE
Frost/Nixon - La nostra recensione
Sintetico, tagliente, perfettamente calibrato, è in arrivo uno dei lungometraggi più riusciti di questa stagione di cinema, e merita senza alcun dubbio di essere tra i protagonisti della prossima notte degli Oscar

05.02.2009 - Autore: Adriano Ercolani