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Festival di Roma: Joel Coen e Frances McDormand, tra matrimonio e set

Un incontro con una delle coppie più celebri e celebrate del cinema americano, alla scoperta del loro rapporto personale e lavorativo

Joel Coen, Frances McDormand

16.10.2015 - Autore: Marco Triolo (Nexta)
“Era una domanda sulla serie TV di Fargo? Perché noi non abbiamo niente a che vedere con quella”. Un applauso all’onestà. Che tuttavia dovevamo aspettarci da Frances McDormand (e lei che ha fatto il commento) e suo marito Joel Coen, giunti alla Festa del Cinema di Roma nel corso di questo primo giorno per parlare del loro rapporto personale e lavorativo. Una conferenza tenuta fondamentalmente per rispondere a una domanda, come spiega il direttore Antonio Monda: “Com’è collaborare sul set con il proprio partner nella vita?”.

Ci siamo conosciuti durante il casting di Blood Simple, il nostro primo film – ricorda Coen – Eravamo impegnati in un casting a New York e stavamo quasi per rinunciare a trovare lì la nostra attrice, quando Holly Hunter, che aveva fatto il provino ma che non poteva fare il film per un altro impegno, ci sonsigliò di rivolgerci a Fran”. “Il mio rapporto sul set con loro è identico ad allora – aggiunge la McDormand – Loro non sono completamente intercambiabili sul set, e di certo non nella vita, ma io so che se ho una domanda il primo che trovo sul set saprà rispondermi”. Viene tirato in ballo l’assente Ethan Coen: “Con Ethan ho un rapporto come quello che si ha con un normale cognato – continua l’attrice – Lui e Joel lavorano insieme tutto il giorno, ma poi Ethan torna a casa dalla sua famiglia la sera, quindi non lo vedo molto. Ci incontriamo solo ai festival e quando andiamo in vacanza”.

Il segreto di un buon matrimonio? “Avere sempre qualcosa di interessante da raccontarsi – spiega Frances McDormand – Le nostre vite professionali sono piuttosto autonome, così, quando ci incontriamo, abbiamo sempre molte cose di cui parlare”. E qualche gelosia? “Nessuna, se fai questo lavoro e conosci il dietro le quinte del mondo del cinema, anche quando vedi il tuo partner in una storia romantica sullo schermo sai che quello è solo lavoro, che è simulazione”, risponde Joel Coen. “Più che gelosia, direi che a volte ho provato invidia – ammette lei – Invidia per il potere che ha Joel. Non deve aspettare che qualcuno gli dia un lavoro, piuttosto forse che qualcuno gli dia i soldi per girare un film. Io invece devo sempre aspettare che qualcuno mi offra un ruolo. Ora che sono produttrice, però, le cose sono cambiate”.

Sulla serie di Fargo non si pronunciano. Anzi, Coen arriva ad ammettere: “Non guardo la TV. Non ho niente contro di essa, ma preferisco il grande schermo, per quanto l’home cinema stia diventando sempre più sofisticato. Guardare Lawrence d’Arabia su un iPhone non mi interessa”. “Per me la TV moderna equivale a molte più possibilità di lavorare – conclude la McDormand – Olive Kitteridge era di fatto un film di quattro ore che uno si poteva vedere in due spezzoni, o come preferiva. E penso che poter raccontare la storia di una donna così in quattro ore, anziché novanta minuti, sia fantastico”.

Le prime due puntate della seconda stagione di Fargo verranno presentate al festival mercolsì 21 ottobre. Qui la nostra recensione del primo episodio.