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Diabolik sono io, una celebrazione del mito a fumetti tra noir e documentario

Nelle sale da oggi, e per tre giorni, il docufilm di Giancarlo Soldi che indaga sulla scomparsa del primo disegnatore di Diabolik, Angelo Zarcone

Diabolik

11.03.2019 - Autore: Marco Triolo
È il novembre 1962 quando Diabolik fa il suo esordio nelle edicole italiane. La prima avventura dell'antieroe creato da Angela Giussani, sviluppato poi con la sorella Luciana, ha una particolarità: è l'unico disegnato da Angelo Zarcone, autore scomparso nel nulla subito dopo la pubblicazione.
 
È di questo che parla il docufilm Diabolik sono io, diretto da Giancarlo Soldi. Una commistione di documentario e ricostruzione d'epoca surreale e noir che, nel tracciare le origini di uno dei più iconici personaggi del fumetto italiano, tenta anche di immaginare cosa potrebbe essere successo al misterioso Zarcone. Arrivando alla conclusione che troviamo anche nel titolo: “Diabolik sono io”, ovvero Zarcone, che, in un ritratto realizzato dal copertinista del numero 1 di Diabolik, Brenno Fiumali, assomiglia in maniera impressionante al personaggio.

Non a caso, a interpretare Zarcone c'è Luciano Scarpa, molto somigliante sia a Diabolik che a John Phillip Law, attore che interpretò il personaggio nel film diretto da Mario Bava. Si tratta dunque di un gioco tra realtà e finzione, che da un lato immagina cose impossibili da confermare – cioè che Zarcone abbia perso la memoria in seguito a un incidente – dall'altro torna indietro nel tempo e, attraverso preziosi filmati di repertorio, emersi dalle Teche Rai, esamina il processo creativo che conduceva agli albi di Diabolik. È questa la parte più interessante di un film che forse è un po' troppo sbilanciato verso la ricostruzione fantastica, ma che sa addentrarsi nella testa delle Giussani e, nel farlo, ci svela il loro metodo e il sistema collaudato con cui la redazione della casa editrice Astorina portava avanti la serie.
 
Il piatto forte sono comunque i numerosi contributi di personalità del fumetto e non solo. Non mancano i Manetti Bros., che stanno lavorando a un nuovo film ispirato a Diabolik. Ma ci sono anche Milo Manara, Mario Gomboli, Alfredo Castelli, Tito Faraci, Gianni Bono, Giuseppe Palumbo, Carlo Lucarelli e Andrea Carlo Cappi.
 
Il tutto serve a dare un quadro abbastanza curioso dei mutamenti di costume nel nostro Paese. L'Italia degli anni '60 era un posto molto diverso da oggi, dove il fumetto non era tenuto molto in considerazione e, spesso, le sorelle Giussani erano costrette a lottare con cause legali dovute al contenuto fortemente scorretto delle loro storie – che indubbiamente facevano di un assassino senza scrupoli e ladro geniale un eroe. Persino nell'intervista che Soldi ci mostra i toni dell'intervistatore sono guardinghi, tanto per ribadire come il successo pulp di Diabolik fosse qualcosa con cui era impossibile non fare i conti, ma allo stesso tempo un fenomeno sottilmente preoccupante che sapeva di degenerazione culturale.

Oggi, Diabolik è giustamente incasellato nella storia del fumetto come precursore del filone dei fumetti neri italiani, che generò svariati epigoni del ladro delle Giussani, come Kriminal, Satanik e la parodia Cattivik. È anche correttamente visto come un colpo di genio di marketing, in quanto Angela Giussani lo creò con quello specifico formato tascabile per fare gola ai pendolari che, ogni giorno, si muovevano con i mezzi per andare al lavoro. La serie ha superato gli 850 numeri e ha venduto quasi 150 milioni di copie.
 
Di Zarcone, al contrario, non si è saputo più nulla. Si narra che nel 1982, in occasione del ventennale della testata, le Giussani assoldarono il famoso investigatore Tom Ponzi per ritrovarlo, ma nemmeno lui riuscì nella missione. Materiale, ça va sans dire, da fumetto o romanzo pulp. Un parallelo che non sfugge a Soldi e che sorregge un film che, più che documentario, vuole essere una celebrazione di un fenomeno per fare i conti con il passato e proiettarlo verso il futuro.
 
Diabolik sono io sarà distribuito nelle sale solo l’11, 12, 13 marzo da Nexo Digital con i media partner Radio DEEJAY, MYmovies.it, Lucca Comics&Games e VVVVID.