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Codice Genesi: tra Sergio Leone e Mad Max

Arriva a gennaio "Codice Genesi", western post-apocalittico firmato dai fratelli Hughes, autori dell'ottimo "From Hell". Una cupa storia di redenzione che mescola il western con richiami a "Mad Max" e "Ken il guerriero".

Codice: Genesi - Denzel Washington

07.12.2009 - Autore: Luigi Vercotti
In principio fu “Interceptor – Il guerriero della strada”, epocale sequel di “Interceptor – Mad Max” di George Miller. Un film che praticamente da solo creò un genere, quello del western post-apocalittico che sarebbe stato reso estremamente famoso non tanto dal cinema, quanto da un fumetto, il leggendario “Hokuto no Ken” di Buronson e Tetsuo Hara. Il manga, da noi tra i più popolari in assoluto, e soprattutto l’anime da esso tratto hanno rubato a piene mani proprio dal look di “Interceptor”, ma hanno avuto l’indubbio merito di forgiare un eroe solitario indimenticabile, una via di mezzo tra Bruce Lee e “l’uomo senza nome” della trilogia leoniana.

Interceptor

Un personaggio che ora sta per rivivere con ben poche varianti – ma d’altra parte, il recupero di modelli riusciti è l’essenza del cinema di genere – nel film “Codice Genesi”, diretto dai fratelli Albert e Allen Hughes e in uscita in USA il 15 gennaio. Una pellicola che si differenzia molto da “The Road” di John Hillcoat (presentato a Venezia) per la maggiore dose di azione e intrattenimento. Certo, entrambi fanno un’operazione che è insita nel codice genetico di questo particolare sottogenere: il recupero di stilemi western, applicati però a un mondo in lento disfacimento, invece che a un Paese in fieri.

The Book of Eli

I richiami a “Ken il guerriero” sono evidenti: la storia parla infatti di Eli (Denzel Washington), un uomo solitario che attraversa un’America devastata a causa dell’esplosione del sole: una terra arida nella quale gli uomini hanno creato piccole comunità per sopravvivere. In una di esse, a comandare è Carnegie (Gary Oldman), un uomo che ricatta la gente perché conosce l’ubicazione dell’unica fonte di acqua potabile. Carnegie vuole mettere le mani su un misterioso libro, custodito da Eli, che dovrebbe contenere la salvezza per un’umanità allo sbando.

C’è dunque la dinamica che sta alla base della prima saga di Ken e dei film di “Mad Max”, lo scontro tra l’eroe e il despota, ma riletta sotto un’ottica americana che calca la mano sull’elemento western. Gli Hughes si sono affidati ai talenti di alcuni fumettisti per creare gli storyboard e differenziare il look del film da ciò che finora si è visto in questo contesto. “Penso che siamo stati molto influenzati da Sergio Leone – ha ammesso Albert Hughes dalla semplicità del suo stile ma anche dall’oscurità del suo linguaggio figurato”.

The Book of Eli

Ma il film dei fratelli Hughes non è tanto concentrato sull’ambientazione apocalittica, quanto su un ristretto gruppo di personaggi, con il mondo distrutto a fare da sfondo. Nel film si parla di sopravvivenza, “si parla di umani, sia che si tratti del personaggio di Gary o Mila [Kunis, che interpreta la spalla di Eli, Solara], o del personaggio di Denzel, sono tutti sopravvissuti, punto e basta”. Il tema della sopravvivenza sembra essere molto importante per i registi e per Denzel Washington, la cui battuta rivelatrice è “Oggi uccidiamo persone per cose che un tempo buttavamo via”. Una frase fondamentale per comprendere lo stato mentale di questo anti-eroe che dovrà sobbarcarsi il compito di salvare un mondo che, forse, è sempre stato così e non vuole essere salvato.