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Anteprima: Body of Proof

L'ABC regala al Roma Fiction Fest l'anteprima mondiale del drama d'autunno: "Body of Proof"

Body of Proof

06.07.2010 - Autore: Ludovica Sanfelice
Megan Hunt (Dana Delany) è un’ex chirurgo neurologico di serie A che dopo uno spaventoso incidente accusa un difetto nella mano, il suo strumento di lavoro. E per una workaholic non è certo il massimo. Questo l’ha spinta a rifugiarsi come un orso ferito nella medicina legale laddove non si corrono troppi rischi perché i morti non possono essere uccisi di nuovo. Per fortuna la signora ha carattere e se la cava fin troppo bene, tiene a distanza di sicurezza i colleghi ringhiando nei corridoi, mostra un sano piacere nel mettere in discussione l’autorità, è scostante, non convenzionale, apparentemente anaffettiva e sanguinaria, è una virago, ma è la numero uno e, indovinate? Ha un cuore e un più che discreto senso dell’umorismo.

Dana Delany in Body of Proof

Siamo in “Body of Proof” e questo è l’episodio pilota presentato in anteprima mondiale al Roma Fiction Fest grazie alla generosità dell’ABC, abbondantemente omaggiata e premiata nel corso di questa quarta edizione. Si tratta di una delle serie che inaugureranno la Fall Season del network, uno degli assi calati nel catalogo drama per la stagione 2010-2011, ma, a dire il vero, non sorprende molto.

Intendiamoci lo show è perfetto nelle ambientazioni, i dialoghi hanno ritmo e non scartano affatto l’ironia, il personaggio principale si propone con l’interpretazione aggressiva e intensa della Delany a cui il ruolo sembra stato cucito su misura tanto da convincerla a fare le valigie e lasciarsi Wisteria Lane alle spalle.

       

Nella prima puntata gli spunti per costruire vengono gettati elegantemente lì senza troppe cerimonie: un collega potenzialmente candidato a valicare il muro della sfera sentimentale con l’arma della comprensione, una figlia con cui recuperare un rapporto compromesso dall’ambizione professionale e da un ex marito faticoso, una capa bionda e stangona che ha perfettamente capito l’antifona, gli specializzandi in timorata adorazione, un detective della polizia che un po’ l’ammazzerebbe un po’ l’assumerebbe e tanti casi da risolvere attraverso le prove raccolte con gli esami autoptici. Il suo nome è Hunt perché di fatto lei è una cacciatrice, ma a dire il vero in lei si radunano prima degli altri il Dr. House, cui il pilot rende un beffardo omaggio tirando fuori la solita diagnosi del Lupus, e Gil Grissom di “CSI” che vive un passo avanti agli altri. Come loro d’altra parte Megan Hunt ha una menomazione fisica, loro la gamba e l’udito, lei la mano, poco importa. Come loro non ha poi molta considerazione per le norme di comportamento. Bello sì, ma un po’ già visto.

Dana Delany

La sensazione è insomma di un compito ben fatto però non proprio originale che può allietare le serate senza l’impegno di ripresentarsi alla puntata successiva. Un prodotto medio che è comunque qualitativamente impeccabile e superiore alla stra-stragrande produzione nostrana.

Per saperne di più

Leggete il nostro speciale sul RomaFictionFest 2010
FILM E PERSONE