Cannes 2012: Amour conquista la Palma d'Oro.
La casa della morte. La perdita dei propri cari e l'abbandono della voglia di vivere, devastati dal dolore della perdita. Ci sono entrambi nel nuovo film di Michael Haneke, una pellicola che il regista austriaco definisce “semplice”… Semplice come una coltellata al cuore.
Amour parla della fine improvvisa di ogni certezza, con il dramma che inevitabilmente bussa alle nostre porte. Come fare ad accoglierlo? Per una volta lasciando la sala non si esce disturbati da un film di Haneke. Quella che si prova è rassegnazione, ultima soluzione per far fronte al dolore. Poi arriva la commozione. A ventiquattro ore dalla visione sulla Croisette, il film rimane ancora al centro dei pensieri. Non si dimentica e cresce. Abbiamo assistito a quello che è il film più accessibile del regista di Funny Games.
Chi avrebbe mai pensato che Haneke si sarebbe messo a discutere dell’amore e chi avrebbe mai pensato che lo avrebbe fatto in questo modo? Definito da molti il film sul sacrificio d’amore estremo, Amour sembra quasi un documentario con la macchina da presa statica che si affida totalmente alla performance da applausi a scena aperta di Jean-Louis Trintignant. Nel corso delle due ore di film, l’attore si sottopone a un’overdose di sofferenza, cercando di combatterla, accettandola e forse sconfiggendola.
Il cinema si ferma ancora una volta e riparte con il regista che mette in scena la tragedia ultima con la quale chiunque può identificarsi. Le sue immagini potentissime e i suoi ritmi veritieri non sbagliano un colpo.
Amour, in uscita il 25 ottobre, è distribuito in Italia da Teodora Film.
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Amour - La nostra recensione
La perdita, ultima potentissima emozione filtrata attraverso la macchina da presa di Michael Haneke
29.10.2012 - Autore: Pierpaolo Festa