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Alla riscoperta di The Prestige: il cult di Christopher Nolan compie dieci anni

Il 20 ottobre 2006 usciva in USA il cult di Nolan, un film molto importante nella filmografia del regista. Scopriamo perché

The Prestige

20.10.2016 - Autore: Marco Triolo (Nexta)
Era il 20 ottobre 2006 quando The Prestige uscì nelle sale americane. All'epoca, Christopher Nolan aveva appena diretto il suo più grande blockbuster, Batman Begins, e dimostrato il suo valore con Memento e Insomnia (oltre al debutto Following). Appariva già chiaro come l'interesse di Christopher e del fratello Jonathan Nolan fosse quello di stupire il pubblico con colpi di scena narrativi che mettessero in discussione la struttura della realtà, una sensibilità molto vicina a quella del grande scrittore Philip K. Dick. Nei loro film, da Memento allo stesso Batman, nulla è come sembra e c'è sempre una bolla di menzogna pronta a venire a galla ed esplodere.



The Prestige è la sintesi perfetta del Nolan-pensiero. È tratto da un romanzo di Christopher Priest, che volle personalmente Nolan alla regia nonostante Sam Mendes si fosse offerto poco prima. Nolan fu ovviamente catturato dal libro, che lesse mentre si trovava a Londra per promuovere Memento. Ne parlò al fratello, che si mise a lavorare alla sceneggiatura mentre Chris completava Batman Begins.

Un incontro inevitabile, in retrospettiva. Perché The Prestige è poi diventato il canovaccio di tutto il cinema seguente dei Nolan, cementando il loro modus operandi, specificamente a proposito della struttura a tre atti modellati secondo i tre atti del trucco magico: “La promessa”, “La svolta”, “Il prestigio”. Pensiamo soprattutto a Inception, Il cavaliere oscuro – Il ritorno e Interstellar: il primo è una discesa nei meandri della mente umana il cui scopo principale è quello di confondere e ribaltare costantemente la narrazione con svariati colpi di scena; il secondo ha un twist degno di Shyamalan quando ci svela finalmente chi sia il vero cattivo del film (e, come un trucco di magia, ci distrae puntando i riflettori su Bane); il terzo si conclude con una svolta metafisica che si riallaccia all'inizio e incastra tutti i pezzi del puzzle alla perfezione. In tutti e tre i casi, esattamente come in The Prestige, e come nei trucchi dei migliori prestigiatori, la verità è nascosta in piena vista, è lì davanti a tutti. I gemelli Borden sono come Talia al Ghul, la trottola di Inception e la libreria ai confini del tempo di Interstellar.



The Prestige è un film spiazzante anche per come passa in maniera tanto arbitraria quanto geniale dal “realismo” (un mondo in cui la magia non esiste e i trucchi sono solamente trucchi) a una sorta di fantascienza metafisica con l'entrata in scena di Nikola Tesla (superbamente interpretato da un enigmatico David Bowie). Robert Angier, ossessionato dal trucco del “Trasporto umano” del suo rivale Alfred Borden, si appropria degli esperimenti dell'inventore e da lì c'è un'escalation di stranezze fino alla rivelazione finale, che lascia letteralmente a bocca aperta. È allo stesso tempo un'ode all'incrollabilità dello spirito umano e un racconto ammonitorio sui pericoli dell'ossessione.

Al centro di tutto, illuminati dai caldi colori di terra del direttore della fotografia Wally Pfister, ci sono Christian Bale e Hugh Jackman, avversari acciecati dall'odio reciproco. Due attori splendidamente diretti e all'apice della loro potenza espressiva. Ma è soprattutto il tormentato Jackman a rubare la scena in più punti e a rappresentare il vero protagonista delle vicende: è lui che seguiamo nella sua vana ricerca di gloria, mentre Borden si aggira sullo sfondo come un modello inarrivabile.



The Prestige, dieci anni dopo, si conferma come una delle opere più mature e complete di un regista che continua a sorprenderci per l'ampiezza delle sue visioni, un film perfettamente in bilico tra spettacolo e riflessione d'autore.