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Addio a Ermanno Olmi, celebrato regista de L'albero degli zoccoli

Una carriera iniziata negli anni '50 nel documentario e proseguita poi nel cinema di finzione, ma sempre coi piedi piantati nella realtà delle classi meno abbienti

Ermanno Olmi

07.05.2018 - Autore: Marco Triolo
Si è spento ad Asiago un grande del cinema italiano, il regista Ermanno Olmi. Aveva 86 anni e, alle spalle, una carriera illustre nel cinema che era iniziata negli anni '50 con una serie di documentari incentrati sul lavoro.
 
Il suo capolavoro è probabilmente L'albero degli zoccoli, con il quale aveva vinto la Palma d'Oro a Cannes nel 1968. Ma tra le opere più celebri della sua lunga filmografia possiamo contare anche Il posto, E venne un uomo (biografia di Papa Giovanni XXIII), La leggenda del santo bevitore (Leone d'Oro a Venezia nel 1988), Il segreto del bosco vecchio, Il mestiere delle armi, Centochiodi, Cantando dietro i paraventi e i recenti Il villaggio di cartone e Torneranno i prati.
 
Regista autodidatta, Olmi si divideva tra il cinema di finzione e il documentario, ma anche nelle opere di finzione spesso amava lavorare con attori non professionisti e raccontare storie di persone semplici, animate da un forte spirito di realismo. Nato a Bergamo il 24 luglio 1931, Olmi era figlio di un ferroviere e di una operaia, profondamente cattolici. Queste anime lo avrebbero accompagnato lungo tutta la sua carriera e avrebbero influenzato in maniera determinante lo stile del suo cinema. Una coerenza che avrebbe mantenuto intatta fino alla fine.
 
Dopo la morte di Vittorio Taviani, un altro grande pezzo di storia del cinema italiano ci lascia in questo 2018. Ne sentiremo la mancanza.