Zack e Miri amore a... primo sesso
Zack and Miri sono una coppia di amici di lunga data, che per pagare alcuni debiti decidono di realizzare un film pornografico amatoriale, durante la lavorazione del film scopriranno che la loro non è una semplice amicizia..
Tra le scelte indubbiamente più discutibili della distribuzione italiana, c'è quella di far debuttare “Zack e Miri, amore a primo sesso” (titolo italiano al solito terribile di “Zack and Miri Make a Porno”)
a quasi tre anni dall'uscita americana. Una decisione pressoché
incomprensibile, se consideriamo la mole di pellicole più recenti che
non hanno trovato sbocco nei nostri cinema e pretenderebbero un'uscita
almeno per fare da tappabuchi estivo.
Lasciando da parte le polemiche, possiamo dire che “Zack e Miri”
è indubbiamente il genere di film leggero e godibile da gustare in un
cinema all'aperto, magari sorseggiando una granita. Ma chi si aspetta
qualcosa di più di questo potrebbe rimanere deluso. D'altra parte, questo è il problema che affligge un po' tutto il cinema di Kevin Smith, “Clerks” a parte: grandi idee in partenza, ma sviluppi poco incisivi e in definitiva timidi.
La trama, sulla carta, è ricca di potenzialità esplosive: Zack (Seth Rogen) e Miri (Elizabeth Banks)
sono una coppia di coinquilini, amici da una vita, che per sbarcare il
lunario decidono di girare un film porno. Iniziano così a reclutare una
galleria di bizzarri personaggi e a girare, ma durante le riprese
scoprono una gelosia che non avrebbero mai sospettato: che la loro
amicizia si stia trasformando in amore?
Come detto, Smith è bravo a ideare un concept fortemente provocatorio,
ambientando una commedia romantica in un ambiente “scabroso” come quello
del porno. Insomma, l'idea del regista è di prendere un filone di
solito rassicurante e normalizzante e fonderlo con il suo esatto
opposto: non c'è niente di meno romantico e di meno mainstream
dell'industria pornografica. Fin qui, poco da dire. Il problema, però, è
che come sempre, a metà circa del film sembra che qualcosa si inceppi, o che Smith si faccia prendere dal panico e non osi andare troppo in là:
così, quello che si preannuncia come un'opera divertente e
politicamente scorretta diventa una farsa che strappa risate basate
sulle funzioni corporali, e che infine ricompone il tutto nei binari di
un perbenismo tanto più fastidioso proprio perché tradisce le coordinate
di partenza.
A salvare la baracca ci pensano i dialoghi abbastanza scoppiettanti e soprattuto il cast: Rogen e Banks sono bravi, ma Jeff Anderson e Jason Mewes,
fedelissimi del regista e qui impegnati in parti diverse da quelle
abituali nell'universo View Askew – vale a dire il gestore del Quick
Stop Randal Graves e lo spacciatore Jay – rubano loro la scena in svariate occasioni, e il film è costellato dei divertenti cameo di Justin Long, Brandon Routh e del grande Tom Savini (d'altra parte la storia si svolge a Pittsburgh, la città degli zombie di Romero!). “Zack e Miri”
è in conclusione l'ennesima pellicola leggera e senza impegno a cui ci
ha abituato un regista che ha da sempre ambizioni di analisi sociale ben
più alte, ma scade ogni volta nella commedia goliardica. E come tale va
vista.