Wrecked
Un uomo intrappolato in un auto distrutta in fondo ad un burrone deve superare incredibili probabilità di sopravvivenza.
Malconcio, sanguinante e con un paio di ossa fuori posto. È così che troviamo Adrien Brody all'inizio di “Wrecked”,
thriller psicologico amarissimo. Sin dalle prime scene l'attore è
bloccato tra le lamiere di una macchina nel bel mezzo dei boschi. La sua
gamba è incastrata sotto il cruscotto. Dietro di lui il cadavere di un
uomo, già in decomposizione.
Il protagonista non ha memoria, non ricorda nemmeno il suo nome.
Frugando nell'auto, trova un revolver. Quello è soltanto l'inizio dei
suoi problemi.
Sembra una via di mezzo tra “127 ore” e “L'uomo senza sonno”, eppure l'interessante premessa del film del canadese Michael Greenspan viene
sprecata nel resto dell'esecuzione. Sono troppi i quaranta minuti di
silenzio all'interno dell'auto, e altrettanto troppi i restati cinquanta
minuti in cui vediamo il protagonista strisciare per trovare una via di
fuga, accompagnato da un cane, tormentato dalla visione di una donna
che gli aumenta i sensi di colpa e minacciato da uno sciacallo che si
aggira per i boschi.
È un peccato che il regista scateni questa tensione con un'altrettanta
dose di gas soporifero che nuoce all'attenzione dello spettatore. Quel
che rimane è la performance di Brody, concentratissimo nell'offrirci una
prova senza difetti (pare che l'attore abbia veramente dormito nei
boschi per entrare meglio nel ruolo). Del resto, quell'uomo è lo stesso
che ha vinto l'Oscar per l'immensa performance ne "Il pianista" di Polanski.