World War Z

World War Z

Dieci anni dopo la piaga zombie che ha devastato il pianeta, scatenando una guerra e sterminando la popolazione, un inviato dell'Onu tenta gira il mondo per intervistare i testimoni chiave degli eventi e ricostruire la catastrofe che ha quasi portato all'estinzione del genere umano.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
World War Z
GENERE
NAZIONE
Stati Uniti
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
Universal Pictures Italia
DURATA
113 min.
USCITA CINEMA
27/06/2013
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2013
di Mattia Pasquini

L’impressione, dopo le prime visioni del film, è che – come spesso accade – per andare incontro ai gusti del grande pubblico si sia finiti per scontentare tutti. Sia quanti, dopo la lettura di un libro che ha saputo fare ‘epoca’ e dare un nuovo taglio all’apocalisse, si aspettavano di assistere a una trasposizione de ‘La guerra mondiale degli zombi’ di Max Brooks, sia quanti, dopo la visione dei trailer e delle prime anticipazioni, sognavano uno zombi movie cruento e globalizzato.

Un territorio non consueto per il regista di Finding Neverland e Il cacciatore di aquiloni (ma anche di Stay e Machine Gun Preacher), Marc Forster, costretto a trovare un equilibrio tra il nuovo ordine mondiale narrato nel libro, in una ricostruzione ‘a posteriori’, e le esigenze della Plan B di Brad Pitt di realizzare un “funky little zombie effort”, come l’ha definito lo stesso protagonista.

Ma World War Z ‘little’ non è di certo – visto lo sforzo produttivo, la promozione e la scala mondiale su cui si muove – semmai ‘Funky’, probabilmente. D’altronde quando alla sceneggiatura vengono chiamati, in sequenza, J. Michael Straczynski (Thor, Underworld - Il risveglio), Matthew Michael Carnahan (Leoni per agnelli), Damon Lindelof (Prometheus, Cowboys & Aliens) e Drew Goddard (Lost VI) vuol dire che quanto meno non tutto fila liscio…

Nonostante e a prescindere da tutto questo, però, lo svolgersi dell’azione, per quanto reiterata e necessariamente frammentata, passa da un tableau all’altro – in un lungo quanto capzioso inseguimento di una soluzione – non senza bei momenti e scene riuscite. Ci si accorge solo alla fine di aver tenuto il fiato sospeso per la maggior parte del tempo, anche grazie a un po’ di mestiere e a un gioco di rappresentazioni subliminali che funziona finché non annega nel didascalismo. E anche grazie al nostro Pierfrancesco Favino, più che degno compagno di avventura dell’Eroe nella parte conclusiva del film.

Ora resta da scoprire come – visto che le nozioni dell’iniziale ‘Manuale per sopravvivere agli zombi’ dello stesso Max Brooks sono state inserite qui e lì nel film – la produzione possa pensare a una trilogia; certo prendendo le mosse da un epilogo particolarmente affrettato e che nemmeno lontanamente esaurisce – come detto – quanto raccontato nel testo originario, oltre che dal “sicuramente ci potrebbe essere di più da raccontare” del regista del film, ma con quale costrutto?